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Tag: credit crunch
  • Fintech o banche? Le startup di lending resistono (meglio) all’aumento dei tassi

    Oltre due miliardi di euro di nuovi finanziamenti erogati dalle fintech alle micro, piccole e medie imprese da gennaio a giugno del 2023, pur in un contesto di tassi crescenti e con un credit crunch ufficialmente cominciato. È questo lo scenario tracciato dal report di ItaliaFintech, l’associazione che raccoglie i principali player del settore e che dimostra come le startup specializzate in prestiti alle aziende abbiano ridotto i finanziamenti in misura minore rispetto alla contestuale riduzione operata delle banche.

    Le fintech italiane hanno erogato oltre 12 miliardi di euro di finanziamenti dal 2019

    Pur in uno scenario di persistente difficoltà generato dall’aumento dei tassi e dal venire meno di molte delle garanzie pubbliche inizialmente previste, quindi, le fintech italiane non sono venute meno al loro ruolo di strumenti alternativi e complementari al sistema bancario: vuoi per la minore regolamentazione, vuoi per la maggiore disponibilità e velocità di erogazione dei servizi, gli operatori nazionali sono stati in grado di erogare oltre due miliardi di euro di finanziamenti nei primi sei mesi di quest’anno, dopo gli oltre 4,5 miliardi erogati nel 2022 e con una contrazione inferiore rispetto a quella riscontrata nel canale bancario, come riportato dal Corriere della Sera in occasione della pubblicazione del report di Italia Fintech.

    Se ad agosto 2023 l’erogato del sistema bancario assistito da garanzie pubbliche ha registrato un decremento del 28%, infatti, l’erogato del fintech anno su anno ha registrato un calo “solo” del 14%, offrendo a molti clienti la possibilità di un atterraggio più “morbido” dopo anni di abbondante liquidità. Il dato appare ancora più rilevante se si pensa, infine, che dal 2019 le startup fintech italiane sono state in grado di erogare più di 12 miliardi di euro nei confronti di più di 30 mila imprese, confermandosi un supporto determinante a fronte del ritirarsi degli istituti maggiori da territori e settori un tempo di loro esclusiva competenza, soprattutto nei confronti delle aziende di dimensioni minori.

    Il punto di vista di un operatore di invoice trading online

    Dal nostro punto di vista, in qualità di operatori specializzati nell’invoice trading online, i dati di Italia Fintech confermano una tendenza di fondo ormai consolidata da anni: quello del fintech come strumento complementare al settore bancario, capace non tanto di sostituirsi in toto agli istituti di credito tradizionali quanto di fornire agli imprenditori maggiori opzioni disponibili per finanziarie il capitale circolante della propria azienda, contenere l’indebitamento e azzerare il rischio di dipendere interamente da un’unica fonte di finanziamento. Soprattutto, in tempi in cui il credito non è più a buon mercato.

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  • Prestiti alle PMI in calo, l’anticipo fatture immediato una soluzione alternativa

    La crescita ininterrotta dei tassi di interesse della banca centrale, le nuove regolamentazioni del settore bancario, la residua disponibilità di liquidità in cassa: queste sono le tre possibili cause all'origine dell'ultima "gelata" dei prestiti del settore bancario alle aziende, che ha portato il nostro Paese all'ultimo posto in Europa per due mesi consecutivi per quanto riguarda l'erogazione di finanziamenti.

    Meno prestiti, meno investimenti: il rischio credit crunch per le PMI

    Quale che sia la causa, è un dato di fatto che a luglio 2023 il credito alle imprese abbia registrato l'ennesimo calo su base annua del 3,7, rafforzando ulteriormente la frenata del 2,7% già fatta intravvedere a giugno. Eppure, a livello europeo, il problema sembra essere ampiamente sotto controllo, con una crescita del 2,2% trainata soprattutto dai risultati di Germania e Francia (rispettivamente + 5% e +4,6%).

    Il calo dei prestiti alle imprese va di pari passo, come spesso accade in questi contesti, con il calo della fiducia: ad agosto, l'indice della fiducia è sceso ai minimi da novembre 2022 (106,8 rispetto al precedente 108,9) a fronte di una sostanziale stabilità della fiducia dei consumatori. In calo dello 0,6% anche il fatturato dell'industria nel secondo trimestre 2023, secondo gli ultimi dati resi disponibili dall'Istat.

    Che la flessione dei prestiti alle imprese sia determinata più dalla domanda che dall'offerta è materia oggetto di dibattito, ma che poco cambia alle previsioni di medio periodo. Minori prestiti significano anche meno investimenti, e non vi sono segnali che la tendenza possa invertirsi a breve a fronte di un ulteriore inasprimento dei criteri di accesso al credito in un Paese dominato dalla presenza di PMI, sottocapitalizzate rispetto alle imprese di dimensioni maggiori e di conseguenza soggette a un rating solitamente inferiore.

    L’anticipo fatture veloce con l’invoice trading per sbloccare subito la liquidità

    Non mancano tuttavia, a fronte di questa logica implacabile, strumenti di finanziamento alternativo con cui compensare anche solo momentaneamente il venir meno dei prestiti bancari a condizioni favorevoli: un esempio in questo senso viene dall'invoice trading online, che fornisce un anticipo fatture immediato alle piccole e medie aziende in crisi di liquidità senza la richiesta di ulteriori garanzie. L'invoice trading su piattaforme come CashMe, infatti, consente di cedere i propri crediti commerciali in forma pro-soluto a investitori istituzionali qualificati, senza generare indebitamento a differenza di quello che avviene nell'anticipo fatture "tradizionale" di impronta bancaria.

    L'invoice trading, in particolare, si rivela una soluzione particolarmente utile in un Paese come l'Italia dove i tempi di pagamento delle aziende risultano essere in peggioramento anno su anno, come emerso dallo Studio Pagamenti di Cribis. Riduzione del credito e allungamento dei tempi di pagamento possono generare conseguenze negative per la salute finanziaria di un'azienda, compromettendo ulteriormente il suo rating bancario e le sue possibilità di ottenere accesso al credito in futuro quando i tassi ricominceranno a scendere: la cessione pro-soluto delle fatture consente infatti di sbloccare liquidità entro breve tempo, alimentando i flussi di cassa e trasferendo interamente il rischio di insolvenza all'acquirente.

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  • Prestiti bancari alle PMI: quali sono le regioni e le province più colpite

    Dagli 820 milioni di euro in meno delle imprese attive in Veneto ai 214 milioni di euro in meno di quelle localizzate in Liguria: sono queste le due regioni che hanno subito le contrazioni più marcate e rilevanti dei prestiti bancari alle Piccole e Medie imprese italiane tra il 2021 e il 2022, secondo quanto emerge dall'ultima elaborazione dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre.

    Nel dettaglio, il volume dei prestiti bancari alle PMI si è ridotto nell’arco di poco più di un anno di oltre 5,3 miliardi di euro, in calo da 124 a 118,7 miliardi di euro ottenuti in prestito nel periodo precedente da parte delle aziende con meno di 20 addetti. Al triste "primato" di Veneto e Umbria si aggiungono inoltre Friuli Venezia Giulia (-177,8 milioni) e Liguria (-214,4 milioni di euro).

    A livello di singole province, non da ultimo, la situazione appare essere molto più diversificata, con il calo maggiore subito da Sondrio in termini percentuali (-8,32%, pari a 59,8 milioni di euro) e da Venezia in termini di volumi (-173,8 milioni, a fronte di un calo di "soli" 7 punti percentuali). Biella, Caltanissetta, Sassari, Sud Sardegna e Nuoro le uniche province in attivo, seppur di poco.

    Le richieste delle PMI alle banche, tuttavia, da tempo non riguardano più solo la disponibilità di maggiori linee di credito. Secondo uno studio realizzato da b-ilty di Gruppo Illimity, infatti, le aziende di dimensioni minori si aspettano di ricevere dalle banche una risposta puntuale, veloce e trasparente alle proprie richieste, attraverso canali digitali o ibridi di contatto e che sappiano valorizzare il fattore umano. Liquidità si, dunque, ma anche servizi innovativi e capaci di far risparmiare tempo ancor prima che denaro.

    Flessibilità, personalizzazione, contatto umano: non a caso queste caratteristiche di servizio sono quelle fatte proprie da aziende fintech come CashMe SpA, che offre un servizio di invoice trading e digital reverse basato sull’utilizzo di una piattaforma tecnologica e sulla presenza costante di consulenti dedicati per tutte le esigenze di finanziamento del capitale circolante. Una scelta precisa, compiuta fin dall’inizio, che oggi si rivela essere tanto più importante quanto più gli istituti di credito tradizionale tendono a ritirarsi dal loro ruolo tradizionale di supporto all’economia reale in quasi tutti i territori italiani.

    In un contesto di generale rafforzamento dei criteri di valutazione del rating aziendale imposto dagli organismi di controllo, di crescita dei tassi di interesse e di innalzamento dei capitali di vigilanza per le banche più a rischio, non vi è da sorprendersi che le prospettive per il mercato del credito nei prossimi mesi possano rivelarsi ancora eccessivamente ottimistiche. Per questi motivi è importante per gli imprenditori, soprattutto quelli delle aziende piccole e medie, iniziare fin da subito a esplorare canali di finanziamento alternativi, soprattutto se si trovano in quelle regioni o province più penalizzate di altre.

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  • PMI e invoice trading: come continuare a finanziare il capitale circolante

    Più che un timore, una previsione che si sta ormai autoavverando: la prospettiva di recessione a cui si stanno preparando le aziende sta già portando queste ultime a modificare le proprie strategie e prendere decisioni che con ogni probabilità avranno un impatto anche sulla filiera dei fornitori in termini di liquidità, ordinativi, scorte di magazzino e possibilità di accesso al credito.

    Overstock e posticipo dei pagamenti le due maggiori criticità secondo la ricerca di I-AER

    È quello che emerge dalla ricerca condotta da I-AER, specializzato sul monitoraggio del tessuto imprenditoriale nazionale, in collaborazione con Aida Partners PR. I dati, anticipati questa settimana da un articolo di Milano Finanza, sono quelli tipici di uno scenario da stretta creditizia e forte contrazione dei margini, paventata o – per alcuni imprenditori - già in corso di svolgimento.

    La ricerca, in particolare, sottolinea come siano due le maggiori criticità a cui le PMI dovranno far fronte da qui ai prossimi mesi: da un lato l’accumulo di importanti quantitativi di merci nei magazzini, già pagate delle aziende, e dall’altro il costante rallentamento degli ordinativi e il posticipo dei pagamenti da parte dei clienti finali. Una condizione, quella appena descritta, che potrebbe mettere in forte difficoltà le aziende con meno disponibilità di cassa o con un forte bisogno di liquidità nel breve periodo, a cui andranno incontro almeno sette PMI su dieci da qui alla fine dell'anno secondo gli autori del report.

    Il venir meno del supporto delle banche e il posticipo degli investimenti

    Dallo studio di I-AER emerge chiaramente quale sarà il possibile punto di rottura di una situazione sempre più instabile e imprevista fino a poco tempo fa: il venir meno del supporto delle banche, dovuto all'aumento dei tassi e all'atteggiamento sempre più conservativo degli istituti finanziari. La stretta sul credito, tuttavia, porterà le PMI non solo incontro a problemi di liquidità momentanei, ma anche a posticipare gli investimenti non strategici: una scelta fatta propria già da 8 imprenditori su 10.

    La soluzione? Non semplice da trovare, anche se la digitalizzazione dei processi e la trasformazione in ottica sostenibile del business sembrano essere secondo gli autori dello studio le uniche due decisioni sensate in grado di garantire la sopravvivenza e la continuità aziendale nel lungo periodo. Nell'immediato, tuttavia, è importante per gli imprenditori trovare fin da subito soluzioni immediate a un problema di liquidità che potrebbe farsi sempre più grave nell'arco di poche settimane.

    L’invoice trading per finanziare il capitale circolante senza nuovo indebitamento

    Se i clienti posticipano i pagamenti, se gli ordinativi calano e le linee di credito si assottigliano, infatti, è importante servirsi di tutti gli strumenti finanziari disponibili per far fronte alle necessità di finanziamento del capitale circolante. Tra gli strumenti innovativi, in questo senso, rientra l’invoice trading online su piattaforme come CashMe, per la cessione pro-soluto dei crediti commerciali in cambio di liquidità immediata, in maniera flessibile e senza ricorrere a nuovo indebitamento.

    In questo senso, è importante notare come non esista un’unica soluzione valida per tutte le imprese e tutti gli imprenditori di fronte a una situazione di crescenti difficoltà: alternare l’utilizzo di soluzioni di finanziamento complementari e innovative rispetto ai servizi e agli strumenti più utilizzati, rivedere il piano di investimenti senza tuttavia smarrire del tutto la strada verso l’innovazione e la sostenibilità, ridurre il quantitativo di stock in magazzino ma senza farsi poi trovare impreparati al momento della ripresa sono soluzioni complesse a problemi altrettanto complessi, ma meno irrazionali del semplice “aspettare”.

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  • Credito alle imprese: non si ferma il rallentamento dei prestiti bancari


    Anche i decimali possono fare la differenza, soprattutto quando si tratta di prestiti alle aziende in crisi di liquidità: è questa la conclusione a cui giunge l'ultima Elaborazione Flash dell'Ufficio Studi di Confartigianato sulle "Tendenze del credito alle imprese nella primavera 2022", secondo cui rispetto a una crescita dell'1,7% dei prestiti al totale delle imprese italiane nel primo trimestre di quest’anno, quelli destinati alle micro e piccole imprese non hanno superato l'1,1% di crescita totale.

    Nel primo trimestre del 2022 è salita, così, in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale la quota di imprese che hanno segnalato molteplici difficoltà di accesso al credito: il 15,7% delle aziende con più di tre dipendenti ha riscontrato criticità frequenti nella liquidità e nella gestione delle fonti di finanziamento, al punto da rinviare o annullare del tutto i piani di sviluppo per questo primo semestre dell’anno.

    Le aziende diversificano le fonti di finanziamento: dall’invoice trading al dynamic discounting

    Nel breve periodo, dopo la fine delle ultime misure di sostegno statali, la contrazione dell'accesso al credito potrebbe rivelarsi ancora più accentuata di così: se secondo i dati di Confartigianato la crescita dei prestiti bancari alle piccole imprese aveva toccato la percentuale più alta nell'ultimo trimestre 2020, facendo segnare un +6,8% rispetto al periodo precedente, il rallentamento cominciato nella prima metà del 2021 ha toccato nell'ultimo trimestre il dato peggiore degli ultimi due anni.

    In questo contesto, non sorprende che un numero crescente di aziende abbia cominciato da tempo a diversificare le fonti di finanziamento, come sottolineato anche dall'ultima ricerca dell'Osservatorio Supply Chain & Finance del Politecnico di Milano e dalle stesse testimonianze dei nostri clienti: piattaforme di Reverse Factoring, Invoice Trading, Confirming e Dynamic Discounting hanno raggiunto un totale di oltre 9 miliardi di euro di liquidità totale raccolta e incanalata a vantaggio di aziende di tutte le dimensioni.

    La crescita media di queste soluzioni di finanziamento, infatti, ha raggiunto nel corso degli ultimi dodici mesi percentuali in doppia cifra: rispetto al +5% del factoring, al +1% dei prestiti bancari e allo 0% dell’anticipo fatture, il +69% di crescita media degli strumenti di finanziamento alternativi contrasta con i ben più scarni decimali di crescita dei finanziamenti “tradizionali”, a tutto vantaggio degli imprenditori che hanno scelto di esplorare strade nuove senza attendere il ritorno di tempi migliori.

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  • Tra sopravvivenza e ripartenza: le PMI nella morsa della liquidità

    Due anni, e poco più: tanto è durata l'inversione di tendenza nelle possibilità di accesso al credito da parte delle PMI italiane, dopo quasi dieci anni di progressiva contrazione. Tra il 2020 e il 2021 le PMI del nostro Paese hanno potuto beneficiare di migliori condizioni di accesso al credito, con una crescita del 15% delle aziende con disponibilità di accesso a prestiti bancari (rispetto a una media europea ferma al 4%), un calo del 12% dei tassi di interesse e un aumento del 10% dei prestiti totali disponibili.

    La crescita delle possibilità di accesso al credito è venuta meno con la fine dei sostegni pubblici

    I dati, elaborati da un articolo de LaVoce a partire dall’ultima “Survey on the Access to Finance of Enteprises” della Commissione Europea, dimostrano - più che l’importanza dei comunque ottimi risultati raggiunti con la messa a disposizione di garanzie pubbliche e moratorie sui prestiti - fino a che punto le possibilità di accesso al credito da parte delle micro, piccole e medie imprese italiane si fossero ridotte in maniera drastica nel corso degli ultimi anni.

    Una condizione di scarsità che, purtroppo per molti, sembra essere destinata a diventare di nuovo la norma nei prossimi mesi: sempre secondo i numeri elaborati dalla stessa fonte, questa volta su dati Ocse (“Financing SMEs and Entrepreneurs 2022: An OECD Scoreboard”), i piani di ripresa per il dopo pandemia assegnano solo il 2,2% delle risorse totali alle PMI rispetto al 25% raggiunto dai finanziamenti allocati con le misure emergenziali, queste ultime venute per lo più a esaurimento nel corso dell’ultimo anno.

    Risorse sempre più risicate, che la finanza alternativa può in parte compensare o stimolare

    In uno scenario di risorse sempre più risicate, quindi, che potrebbero non essere sufficienti a garantire la sopravvivenza di molte imprese né tantomeno ad accompagnare quelle più sane nel processo di trasformazione in chiave digitale, ecologica e di competenze possedute dai lavoratori, è importante sottolineare il ruolo che la finanza alternativa può assumere per fornire liquidità alle aziende e, soprattutto, consentire a queste ultime di migliorare la propria posizione negoziale nei confronti delle banche.

    Servizi di invoice trading e di reverse digitale, come quelli forniti da CashMe a piccole e medie imprese in tutta Italia senza necessità di garanzie né di segnalazioni in centrale rischi, diventano infatti in questo momento tanto più importanti quanto più le aziende necessitano di finanziare il proprio capitale circolante (o quello dei propri fornitori) senza avere né l’interesse, né tantomeno la possibilità di contrarre nuovo debito. Con la cessione pro soluto su CashMe, infatti, le aziende migliorano il proprio bilancio e il proprio rating, acquisendo la possibilità di ottenere condizioni migliori di accesso ai prestiti in futuro: numeri forse ancora piccoli per le statistiche Ocse, ma che tuttavia fanno ben sperare.

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  • Le banche fanno (e faranno) sempre meno credito alle imprese

    Mentre i crediti in sofferenza (NPL) vengono superati per la prima volta dai volumi delle inadempienze probabili (UTP), un rapporto della FABI dimostra come i guadagni dalla vendita di prodotti finanziari e assicurativi abbiano ormai da tempo superato i guadagni dai prestiti bancari.

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  • Imprese e prestiti garantiti: la ricerca di un’alternativa per la liquidità

    Malgrado la possibilità di proroga delle moratorie garantite dallo Stato, per le imprese è già cominciato il ritorno alla normalità e in questo contesto l'invoice trading consente di soddisfare il bisogno di liquidità senza aumentare ulteriormente l'esposizione verso le banche.

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  • L’invoice trading contro il rischio di eccessivo indebitamento delle imprese italiane

    Secondo uno studio Cerved i debiti finanziari delle imprese italiane sono cresciuti di oltre 90 miliardi di euro anno su anno, con oltre 120 mila imprese attualmente a forte rischio di default: ecco come l'invoice trading può sostenere il fabbisogno di liquidità senza tuttavia generare nuovo debito.

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  • PMI e credit crunch: quali sono le regioni dove gli NPL crescono di più

    Si moltiplicano i segnali di una prossima contrazione del credito nei confronti delle piccole e medie imprese, come dimostrano i dati sulla crescita degli NPL su base regionale.

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  • Credit crunch e imprese inadempienti: segnali da non trascurare

    L’introduzione delle nuove misure che identificano lo stato di inadempienza delle aziende, molto dibattuta in queste settimane, è uno dei tanti segnali che sembrano preannunciare l’arrivo di un nuovo “credit crunch” per le piccole e medie imprese.

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  • Finanziamenti alle PMI e liquidità: la velocità è tutto

    Mentre il totale della liquidità garantita dallo Stato tramite il Fondo di Garanzia supera il traguardo simbolico dei cento miliardi di Euro, cresce giorno dopo giorno il bisogno di canali di finanziamento immediati e complementari rispetto al credito bancario, soprattutto per le PMI più esposte di altre agli effetti della crisi.

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  • Cresce il rischio di “credit crunch”: quali sono le alternative per le PMI

    L’introduzione di regole più restrittive per le banche sui crediti deteriorati rischia di avere un effetto negativo sull’erogazione del credito verso le PMI: ecco perché è importante conoscere fin da subito le possibili alternative al canale bancario.

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  • Dai corporate bond all’invoice trading: imprese in cerca di liquidità

    Emissioni record di obbligazioni da parte delle imprese americane ed europee: per le PMI, tuttavia, la raccolta di liquidità prudenziale in un contesto economico incerto passa necessariamente attraverso altri strumenti, non solo bancari.

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  • Liquidità immediata per le PMI: il potenziale dei crediti commerciali

    Un ulteriore canale di liquidità per le PMI colpite dagli effetti negativi della pandemia di Coronavirus viene dal mercato dei crediti commerciali, il cui valore potenziale ammonta a 483 miliardi di euro.

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  • Credit crunch: quali sono i settori che rischiano di più

    Prodotti metallici, tessili e abbigliamento, ma anche costruzioni, alimentari, e molti altri ancora: sono questi i settori dove si registrano il maggior numero di aziende che hanno chiesto una moratoria sui prestiti nel corso del 2020, secondo i dati di Crif Ratings.

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  • Le PMI e l’inarrestabile morsa del credit crunch

    La stretta creditizia bancaria non concede tregua alle PMI italiane: nonostante la ripresa, le banche continuano a frenare le erogazioni alle imprese.

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  • Il credit crunch in Italia: le banche chiudono i rubinetti del credito alle imprese

    Il credit crunch, ovvero la contrazione delle erogazioni di prestiti da parte delle banche, verso le piccole e medie imprese rallenta la ripresa economica italiana.

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