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Tag: invoice trading
  • Factoring, anticipo fatture, ma non solo: come funziona il mercato del supply chain finance italiano

    Resiste l'inflazione, i tassi di interesse calano troppo lentamente, l'accesso al credito bancario diventa sempre più problematico: non è un caso che in uno scenario di questo tipo cresca l'interesse verso le soluzioni di supply chain finance da parte soprattutto delle piccole e medie imprese, le più colpite dallo scenario avverso di questi ultimi mesi.

    Secondo i dati dell'Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, le soluzioni più diffuse quando si tratta di credito di filiera restano il factoring, per un valore totale di 60,4 miliardi di euro, e l'anticipo fatture, per un valore di 54 miliardi di euro, entrambi stabili rispetto ai valori raggiunti nel 2022. Al terzo posto segue, da lontano, il reverse factoring con 8,9 miliardi di euro di valore e una crescita del 10% anno su anno.

    Distanziati, ma in forte crescita, risultano essere il Dynamic Discounting (+32%, valore totale 700 milioni di euro), l'invoice trading (+24%, 500 milioni di euro), la Carta di Credito B2B (+13%, a quota 3,5 miliardi di euro) e il Purchase Order Finance (+1%, per 1,1 miliardi di euro totali). Cala, seppur solo del 2%, il Confirming (1,6 miliardi di euro di valore nel 2023). Strumenti alternativi, questi ultimi, capaci di fornire un accesso agevolato alla liquidità in maniera più flessibile e spesso più tecnologicamente avanzata dei fornitori di servizi maggiori.

    Rimane ampio, tuttavia, il potenziale di crescita del mercato del supply chain finance: su un valore totale di 130 miliardi di euro coperti dalle soluzioni esistenti, il valore totale del mercato potenziale del credito di filiera si colloca nel 2023 in una forbice compresa tra i 563 e 575 miliardi di euro di crediti commerciali, segnale di un possibile bisogno inevaso dalle soluzioni più diffuse (factoring e anticipo fatture, non a caso stabili anno su anno) e che potrebbe beneficiare di servizi e piattaforme alternative.

    Il problema, se così si può chiamare, è anche di tipo informativo: dall'indagine del Politecnico emerge come le piccole e medie imprese italiane esprimano una forte necessità di trovare nuove soluzioni di finanziamento, ma siano al tempo stesso poco consapevoli delle opportunità offerte dal supply chain finance. In uno scenario che le vede fare i conti con un ciclo di cassa molto lungo (103 giorni in media) e che le espone e una notevole vulnerabilità finanziaria, la velocità, flessibilità e l'assenza di segnalazioni in centrale rischi di strumenti come l'invoice trading offerto da piattaforme come CashMe possono venire in aiuto, soprattutto per chi è a corto di liquidità e non ha tempo di aspettare una risposta dai fornitori di servizi finanziari che non hanno saputo adeguarsi alle nuove esigenze.

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  • PMI e credit crunch: l’obiettivo è diversificare

    Regole più stringenti per i capitali delle banche, riduzione degli sportelli sul territorio, calo dei prestiti che non accenna a diminuire (-3,7% quelli alle società non finanziarie a dicembre 2023 secondo i dati di Bankitalia), con i tassi di interesse che risultano addirittura quadruplicati in due anni.

    Secondo il Centro Studi di Unimpresa, infatti, la fiammata dei tassi ha portato a una crescita dei costi del credito erogato alle imprese dall'1,28% di gennaio 2022 al 5,48% del gennaio 2024, con un crollo di quasi 45 miliardi di euro di stock dei finanziamenti delle banche alle aziende. Manca, quindi, la liquidità necessaria tanto per gli investimenti quanto per la gestione dell'ordinaria amministrazione.

    Non è un caso che, in questo scenario, la Commissione Europea abbia di recente dato il via libera all'Italia per un regime di aiuti di Stato dell'ordine di 750 milioni di euro volti a garantire l'accesso al credito delle PMi e delle società a media capitalizzazione. Aiuti che, nel dettaglio, dovrebbero assumere la forma di vere e proprie garanzie statali per quelle aziende colpite in particolar modo dalla crisi energetica, ma che non saranno sufficienti da soli a invertire una chiara tendenza che vede le piccole e medie imprese sempre più marginalizzate nella geografia del credito nazionale.

    Lo scenario generale ci parla infatti di un "credit crunch" ormai culturale, ancor prima che di ordine finanziario, dove le banche, costrette da requisiti sempre più stringenti di capitale, non possono più essere l'unico partner finanziario di una PMI. Quest'ultima deve essere in condizioni di poter diversificare le proprie fonti di finanziamento tanto per poter accedere a condizioni migliori quanto per non dipendere da uno scenario complesso e difficilmente prevedibile nelle sue infinite variabili, come può essere il persistere dell'inflazione e le sue conseguenze sull'atteso taglio dei tassi.

    In questo contesto, le opportunità non mancano per ricorrere a canali di finanza alternativa capaci di rispondere in maniera strutturata e diversificata alle esigenze delle piccole e medie imprese: sia attraverso la raccolta di finanziamenti a breve e medio termine tramite il p2p lending o il crowdfunding, sia attraverso l'accesso alla liquidità tramite la cessione dei crediti commerciali con piattaforme di invoice trading quali CashMe, senza richiesta di ulteriori garanzie né segnalazioni in centrale rischi, potendo contare sulla velocità offerta dalle moderne tecnologie digitali.

    L'utilizzo di canali di finanza alternativa deve intendersi, in questo senso, non come uno strumento capace di sostituirsi in toto al canale bancario - non lo consentono i volumi, né la disponibilità finanziaria della maggior parte degli intermediari - ma piuttosto come uno strumento complementare alle banche, per sedersi al tavolo negoziale con queste ultime da una posizione di maggiore forza. Nel caso dell'invoice trading, infatti, la cessione dei crediti pro-soluto non comporta ulteriore passivo nel bilancio e consente in prospettiva di migliorare il proprio rating bancario, favorendo quindi quell'accesso al credito che la dipendenza troppo stretta da un unico istituto paradossalmente oggi rende così complicato ottenere.

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  • Massimiliano Tiana, Deloitte: “factoring e invoice trading per assicurare l’accesso alla liquidità delle PMI”

    Partner Turnaround and Restructuring di Deloitte Financial Advisory, con una forte expertise in consulenza strategica, gestione manageriale in aziende multinazionali e operazioni di M&A e turnaround, con esperienze in Boston Consulting Group, Fastweb, Autogrill, Vodafone Italia, The Space Cinema e Alchimia Holding, Massimiliano Tiana condivide con noi un’analisi d’insieme delle maggiori sfide che attendono le PMI da qui ai prossimi mesi dal punto di vista dell’accesso alla liquidità e il potenziale degli strumenti di factoring, reverse factoring e invoice trading nel calmierare la dipendenza dalle banche e dalle fonti di finanziamento tradizionali.

    Dottor Tiana quali sono, ad oggi, le sfide più importanti che attendono le PMI sui mercati nazionali e internazionali?

    L’economia italiana negli ultimi anni si è trovata arenata in un contesto di inedita incertezza, definito dall’alternarsi di diversi fattori e shock esogeni. La diffusione della pandemia, il conflitto russo-ucraino e la crisi del Mar Rosso hanno avuto un notevole impatto sui principali indicatori macroeconomici. In questo contesto, le imprese italiane che si scontrano con situazioni di precrisi, crisi o insolvenza, necessitano di soluzioni di finanziamento flessibili e veloci mirate a garantirne la stabilità.

    Quali sono le principali cause di questo contesto di incertezza?

    Le importanti dinamiche inflattive degli ultimi anni hanno portato nel 2021 a un aumento record dei prezzi dell’8,1% (dati Banca d’Italia, Bollettino Economico, 2023). Le principali cause di queste alterazioni derivano, da un lato, dalle politiche fiscali e monetarie espansive adottate in risposta alla pandemia di Covid; dall'altro, dall'accentuata instabilità geopolitica legata allo scoppio del conflitto russo-ucraino che ha generato effetti inflattivi sulle commodity. In più, si è aggiunta la crisi del Mar Rosso che ha portato non solo rallentamenti a livello di tempi ma anche un raddoppio dei costi sul trasporto marittimo. In questo contesto, nonostante una lieve normalizzazione nelle quotazioni dei prodotti energetici negli ultimi mesi (-24% dal 2022) rispetto ai picchi post-Covid e ai rialzi connessi allo scoppio del conflitto russo-ucraino, i costi delle materie prime rimangono a livelli elevati e le imprese continuano a risentire degli effetti indiretti dei rincari passati sugli altri beni e delle persistenti pressioni inflattive.

    In che modo queste dinamiche hanno avuto un impatto sul rischio di credito?

    In un contesto economico contraddistinto da dinamiche inflattive, aumenti di prezzi e difficoltà nell'accesso alla liquidità, il 50% delle imprese italiane, alla fine del 2023, è stato categorizzato, secondo il Cerved Group Score, come ad elevato rischio di credito o in situazione di vulnerabilità finanziaria. Dal punto di vista dimensionale, il quadro economico sta danneggiando in modo significativo soprattutto le micro e piccole imprese, le quali si trovano in situazioni di rischio o vulnerabilità, rispettivamente al 52% e al 36% (Cerved Research). La difficoltà nell'ottenere liquidità emerge come il principale ostacolo per assicurare la continuità aziendale e non è un caso che le imprese italiane, per far fronte alle proprie esigenze finanziarie, ricerchino oggi soluzioni finanziarie che riescano ad assicurare un accesso semplice e diretto alle risorse necessarie.

    Quali sono le possibili soluzioni per le imprese?

    In questo contesto, Deloitte e le nuove piattaforme online progettate per lo smobilizzo dei crediti offrono servizi – quali invoice trading, factoring e reverse factoring – cruciali per ristabilire l’equilibrio e la stabilità all’interno del tessuto economico italiano. Deloitte Financial Advisory, in particolare, si distingue per l’offerta di una vasta gamma di servizi e competenze in costante evoluzione, supportando le imprese nella definizione delle proprie dinamiche economico-finanziarie, e facilitando la connessione tra cliente e istituto finanziario: il factoring, rivolto specialmente a micro e piccole imprese, e il reverse factoring, dedicato principalmente a medio e grandi imprese.

    Quale futuro vede per le piattaforme online di cessione del credito pro-soluto, come quelle di invoice trading?

    Negli ultimi anni è in notevole incremento la domanda di soluzioni fintech che permettono di gestire online il sistema di anticipo delle fatture commerciali. In questa prospettiva, l’invoice trading consente lo smobilizzo dei crediti mettendo in contatto, attraverso una piattaforma digitale, aziende che vendono le proprie fatture non ancora riscosse e investitori che acquistano le stesse. Il funzionamento del sistema segue un processo estremamente lineare: l’azienda interessata alla cessione dei crediti commerciali si registra sulla piattaforma, qualora la fattura sia considerata idonea per la cessione, diventa visibile e acquistabile dagli investitori attraverso un'asta al rialzo. Piattaforme come CashMe, in questo senso, consentono di accedere rapidamente a credito disponibile, senza alcuna segnalazione alla Centrale Rischi di Banca d’Italia, preservando la libertà di accesso ad altri finanziamenti.

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  • Factoring e invoice trading: in che modo possono essere alleati delle PMI

    Non le banche, né altri intermediari finanziari tradizionali sono stati in grado di soddisfare fin qui il fabbisogno di liquidità delle imprese, soprattutto in un contesto generale segnato da una contrazione dei prestiti alle aziende piccole e medie dell’ordine del 2,3% anno su anno, come rilevato dai dati elaborati dall’investment bank Jefferies e ripresi in un nostro precedente articolo.

    Il ruolo del factoring nel sostegno alle aziende vincolate da maggiori vincoli finanziari

    È il factoring, nello specifico quello che prevede la cessione pro-soluto dei crediti commerciali, uno dei migliori alleati delle aziende che necessitano di liquidità immediata e che non possono o non vogliono ricorrere all’indebitamento bancario, preferendo finanziarsi per linee interne.

    Ma perché il factoring è così richiesto? Negli ultimi tempi è apparso sempre più evidente il ruolo di educazione finanziaria svolto da associazioni come Assifact, il sostegno fornito dai media specializzati e della stessa Banca d’Italia, che come riportato da Italia Oggi ne ha elogiato i benefici soprattutto per quelle piccole e medie imprese caratterizzate più di altre da maggiori vincoli finanziari.

    Il riconoscimento, nello specifico, è arrivato per voce della vice direttrice generale della Banca d'Italia, Alessandra Perazzelli, in occasione della assemblea di Assifact durante la quale la massima dirigente ha sottolineato il sostegno portato dai factor al sistema imprenditoriale italiano, altrimenti preso nella doppia morsa dell’innalzamento dei tassi di interesse e dell’irrigidimento delle regole di sistema.

    In un contesto in cui la maggior parte delle operazioni di factoring avviene tramite operazioni pro-soluto, che quindi liberano del tutto l’azienda cedente i crediti commerciali da ogni possibile rischio legato alla riscossione di questi ultimi, è evidente come il factoring possa essere oggi affiancato da strumenti in parte simili e in parte diversi come l’invoice trading, fornito da piattaforme specializzate quali CashMe.

    Più flessibile, più veloce: il ruolo dell’invoice trading quale strumento complementare al factoring

    Rispetto al factoring, l’invoice trading offre infatti una maggiore flessibilità nella scelta delle fatture da cedere e tempi di attivazione delle pratiche solitamente più immediati, in virtù dell’uso di tecnologie digitali che rendono più semplice il processo di registrazione delle imprese e la cessione delle prime fatture.

    In questo senso, è possibile affermare che se il factoring rappresenta oggi uno strumento ideale per sostenere le imprese in temporanea difficoltà finanziaria, svolgendo un ruolo di supplenza e di complementarietà rispetto alle banche, l’invoice trading rappresenta uno strumento complementare per quelle imprese che vogliono svincolarsi da un rapporto troppo stretto e ingessato con un singolo fornitore di servizi di factoring, decidendo in autonomia tempi, modalità e tipologia delle fatture da cedere.

    Le soluzioni, ovviamente, non si fermano a questa pur efficace triangolazione. Resta, tuttavia, ancora molto lavoro da fare per rendere consapevoli gli imprenditori di come la gestione della liquidità e dell’accesso a quest’ultima possa essere gestito in maniera differente rispetto al passato, utilizzando una molteplicità di servizi che – se hanno il “difetto” di non poter sostituirsi in toto al canale bancario – hanno comunque il vantaggio di fornire maggiore respiro ad aziende già indebitate, e una maggiore forza negoziale ad aziende dai fondamentali solidi e che attraversano una temporanea fase di criticità.

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  • Fintech: nel 2023 gli investitori si concentrano sul B2B

    Non è una caratteristica del solo segmento fintech, e non è neppure una novità delle ultime settimane, ma lo è per le dimensioni e il cambio di paradigma che potrebbe innescare: secondo i dati di Pitchbook, analizzati da Morningstar, gli investimenti nel fintech "retail" B2C potrebbero essere entrati in una fase prolungata di contrazione a vantaggio degli investimenti nel fintech B2B, quello meno esposto ai cambiamenti delle abitudini dei consumatori.

    Le startup che hanno infatti raggiunto la maggiore visibilità negli ultimi anni, attive nel mondo dei servizi ai consumatori finali per quanto riguarda i servizi di pagamento, di risparmio, di investimento e di trasferimento del denaro tra utenti, potrebbero andare incontro a una severa selezione naturale sull'onda lunga del rialzo dei tassi di interesse e della crisi di intermediari quali Silicon Valley Bank, punto di riferimento per le startup di questo settore.

    Al contrario, il mondo del fintech B2B sembra essere entrato in una interessante fase di ascesa, in virtù di una maggiore predisposizione degli investitori a finanziare imprese dai fondamentali solidi o che comunque ambiscono a rivolgersi a una platea potenzialmente globale di clienti interessati a trovare soluzioni alternative a quelle offerte dalle banche, in mercati già preesistenti e aperti all'ingresso di nuovi player più convenienti, economici o semplicemente più evoluti degli operatori tradizionali.

    Non sorprende, in questo senso, che i dati di Pitchbook riportino un 79,7% totale di investimenti rivolti al settore Business-to-Business sul totale degli investimenti dedicati al settore nel corso del 2023, in netta crescita dal 62,2% dell'anno precedente. Il mercato relativamente contenuto in termini di numerosità delle aziende, l'attenzione alla profittabilità di breve periodo delle aziende stesse da parte degli investitori, la spinta da parte delle autorità globali nei confronti di una maggiore innovazione nel settore sono tutti criteri che possono alla lunga influire su una crescita ancor più sostenuta di quanto vista finora.

    Se da un lato, come fa notare anche MorningStar, rimane critica la situazione di molte fintech che hanno ambito - forse un po' troppo presto - a sostituirsi in toto alle banche, diventando istituti finanziari a loro volte, le prospettive sembrano essere decisamente più confortanti e ottimistiche per quelle aziende - come quelle attive nel settore dell'invoice trading online - che ambiscono a fornire soluzioni alternative o ancor meglio complementari ai player tradizionali, senza tuttavia abbandonare il proprio status di aziende tecnologiche ancor prima che finanziarie. Un’ipotesi, quest’ultima, già confermata da alcuni casi di successo, e che i dati dei prossimi mesi potranno ulteriormente mettere alla prova.

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  • Calano i prestiti, cresce l’invoice trading: l’opinione dell’esperto

    Negli ultimi anni la pandemia, la guerra e la conseguente crisi energetica hanno avuto un impatto significativo sulle PMI costringendo gli istituti finanziari ad adeguarsi al nuovo contesto macroeconomico. Il sistema bancario, nonostante l’intervento del Governo a sostegno delle imprese, si è tenuto cauto nell’erogazione di nuova finanza a causa della forte incertezza rispetto a una potenziale ripresa economica, malgrado le PMI rappresentino tuttora il pilastro dell’economia italiana. Nel frattempo, le competenze dei manager delle PMI sono andate aumentando nel corso del tempo, costringendo il sistema bancario a innovarsi per non soccombere alla concorrenza di soggetti che forniscono servizi alternativi in maniera fluida e accessibile, soprattutto per quanto riguarda la gestione del credito.

    Se le misure di sostegno alle PMI da parte del Governo hanno ridotto la probabilità di arrivare a un vero e proprio “credit crunch” ad oggi la situazione rimane estremamente delicata. Una volta esauriti i sostegni, le imprese devono fronteggiare un contesto macroeconomico molto sfidante, determinato dagli elevati livelli di crediti unlikely to pay e stage 2 (rispettivamente pari a ca. €30 miliardi ed €250 miliardi secondo le ultime stime disponibili) nel mercato italiano che potrebbero trasformarsi in sofferenze se non gestiti in maniera corretta da parte del sistema bancario, anche a causa dei cambiamenti nella definizione di default subentrati a partire dal 2021. Pur senza arrivare a livelli drammatici, la riduzione dell’offerta di credito alle imprese da parte delle banche, già osservata a fine 2022, sarà un fenomeno consequenziale ai mutamenti economici e lo sarà altrettanto il ricorso da parte delle PMI al mondo fintech per contenere il pericolo di una crisi di liquidità.

    Le esigenze dei manager delle PMI sono infatti cambiate nel corso del tempo e, ad oggi, le principali richieste sono legate all’ottenimento di finanziamenti a condizioni competitive, alla possibilità di accedere a servizi di pagamento immediati e chiari, senza provvigioni o comunque riducendo al minimo queste ultime, e alla necessità di ricevere un’assistenza tempestiva e costante. Le aziende fintech, rispetto ai tradizionali operatori finanziari, sono in grado di rispondere al meglio a tutte queste esigenze, facilitando le esecuzioni dei processi e sviluppando modelli operativi molto specifici per determinate aree del “business” finanziario.

    L’invoice trading, in questo contesto, consente alle aziende di ottenere fondi nell’immediato tramite la vendita delle fatture ad operatori specializzati: una modalità di finanziamento particolarmente utile per le aziende caratterizzate da un alto volume di vendite a credito o che si trovano in una situazione di stress finanziario, ma anche per quelle aziende che sono andate incontro a una diminuzione del fatturato (e che quindi hanno maggiori difficoltà ad accedere al credito bancario) e per le aziende che stanno acquisendo nuovi ordini dopo un periodo di crisi e non trovano nel sistema creditizio tradizionale delle soluzioni sufficientemente reattive.

    Nel prossimo futuro l’invoice trading potrebbe quindi andare incontro a una ulteriore, massiccia diffusione in virtù di tre caratteristiche fondamentali:

    • È uno strumento complementare e non sostitutivo del credito bancario tradizionale e del factoring per masse coinvolte, caratteristiche, posizionamento di prezzo e tipologia di clienti cedenti
    • Offre una mitigazione del rischio “sistemico” generalmente rappresentato dalla prevalenza del credito di fornitura gestito dalle imprese di grandi dimensioni (c.d. “credito ombra”)
    • È un elemento di sostegno per le aziende in termini di crescita e risanamento, in particolare per quelle non ben viste dal sistema bancario a causa delle piccole dimensioni e/o dello standing creditizio insufficiente

    In questo senso è possibile affermare che l’invoice trading innesca una reazione a catena nel sistema economico, aiutando da un lato le PMI a non incorrere in crisi di liquidità e dall’altro a mantenere il sistema bancario più solido grazie al miglioramento dello standing creditizio dei debitori in essere. Non è da escludersi, in questo contesto, lo sviluppo di potenziali sinergie con gli istituti bancari tradizionali nell’ottica di mettere a disposizione di questi ultimi dei servizi alternativi appetibili per potenziali clienti - dalle PMI alle startup in fase di crescita - laddove le banche non sono presenti o non vogliono incrementare la propria esposizione.

    Lorenzo Zini

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  • Factoring e PMI: uno strumento per molteplici bisogni

    Il factoring gode di ottima salute, e i motivi sono da ricercarsi nella capacità di questo strumento di rispondere a una molteplicità di bisogni di finanziamento delle aziende pur a fronte di una certa rigidità dei processi. È quello che emerge dal sondaggio KPMG per conto dell'associazione Assifact secondo il quale più dell'80% delle aziende intervistate esprime un giudizio variabile dal "buono" all'"ottimo" su questa forma di finanziamento complementare all'anticipo fatture bancario.

    Nel dettaglio, a far pendere l'ago della bilancia dei giudizi in favore del factoring sono diverse qualità dello strumento che non sempre sono conosciute dai non addetti ai lavori. Per la maggioranza delle imprese intervistate, il 28,6%, il factoring è una forma di finanziamento complementare al credito bancario mentre per una percentuale analoga di intervistati (24,8%) esso è un modo per ottimizzare il capitale circolante attraverso l'eliminazione dei crediti dal bilancio. Al terzo posto si collocano coloro che lo ritengono una garanzia del buon fine dei crediti commerciali (18,1%).

    Minoritari, ma non per questo meno importanti, le opinioni di chi ritiene che il factoring sia uno strumento utile a gestire i crediti commerciali in maniera professionale (13,9%) e chi invece ne fa uso in maniera completamente alternativa, per non dire opposta, al credito bancario (11,3%). Scarsa, per non dire assente, la percentuale di coloro che ricorrono al factoring quale forma di recupero di crediti insoluti o problematici (2,5%) e di chi invece non ha ancora sufficiente esperienza o consapevolezza per esprimere opinioni informate sull'argomento (0,8%).

    Da notare, inoltre, come la qualità del giudizio cambi in funzione della dimensione delle imprese: se per quelle di dimensioni maggiori è l'ottimizzazione del bilancio l'aspetto più importante, per quelle più piccole è la protezione delle perdite sui crediti e la gestione del rischio l'aspetto di maggior attrattiva. Scontata la preferenza delle aziende nei confronti dello strumento: su una scala di 1 a 4, in prima posizione si colloca proprio il factoring con 3,5, rispetto all'anticipo fatture (3,2) e all'1,9 dell'invoice trading online, meno diffuso dei primi due ma in grande crescita come dimostrano i dati recenti del Politecnico di Milano.

    Resta agli atti, in questo senso, una straordinaria performance fatta registrare nel corso degli ultimi anni: la crescita, stabilmente a doppia cifra eccetto per le fasi intermedie della pandemia, ha portato il factoring a un turnover complessivo di oltre 287 miliardi di euro nel solo 2022, con un aumento del 14,61% rispetto all’anno precedente su un totale di 32 mila imprese cedenti, segno della maturità di un settore che tuttavia presenta alcuni aspetti e caratteristiche da tenere in attenta considerazione.

    La rigidità, dicevamo: rispetto al factoring, l’invoice trading online offre alle aziende una maggiore flessibilità rispetto nella scelta di quali crediti commerciali cedere per ottenere liquidità immediata dagli investitori istituzionali. Un elemento, quest’ultimo, che ne fa oggi uno dei settori a maggior crescita della del fintech italiano, e che consente di collocarlo in forma stabile quale una delle forme di finanziamento complementare rispetto al credito bancario e al factoring stesso, con un aumento del 90% anno su un anno del transato che conferma il crescente interesse da parte delle aziende rispetto alle soluzioni più conosciute.

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  • Osservatorio Supply Chain Finance: l’invoice trading in crescita del 90% anno su anno

    Oltre il 90% anno su anno: è la crescita di valore dell'invoice trading online secondo quanto emerge dai dati dell'ultimo Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha stimato come l'intero settore del Supply Chain Finance abbia raggiunto un valore complessivo compreso tra i 525 e i 585 milioni di euro (rispetto ai 509 miliardi del 2021).

    A crescere, in particolare, il settore dell'invoice trading online in cui opera CashMe SPA, che ha raggiunto uno dei picchi più alti di sempre secondo quanto emerge dai dati storici, anche grazie a un contesto di crescita generalizzata dei costi di acquisto e produzione e dei tassi di interesse che rendono particolarmente vantaggioso per le piccole e medie imprese ottenere liquidità tramite la cessione pro soluto dei crediti commerciali senza, soprattutto, generare ulteriore indebitamento.

    Insieme all'invoice trading sono segnalati in crescita anche tutti gli altri settori del comparto, per una copertura totale del 22-25% del valore totale del settore. Ai primi posti il factoring, con una crescita del 5% verso quota 60,4 miliardi di euro, seguito dall'anticipo fatture a 55 miliardi di euro (+16%) e in terza posizione dal reverse factoring a 8,1 miliardi di euro (+13%). Bene anche le carte di credito B2B (2,4 miliardi, +19%), il confirming (1,6 miliardi di euro, +38%), il purchase order finance (1,03 miliardi, +2%) e il dynamic discounting (500 milioni di euro, +83%).

    Se nel 2021 l'invoice trading era stato l'unico comparto a segnare un segno meno nei volumi di crescita, nel 2022 la classifica si è completamente ribaltata con un aumento del 90% e uno dei valori massimi raggiunti secondo le medie storiche. Da notare, quest'anno, il ritorno a una crescita in doppia cifra dell'anticipo fatture dopo lunghi periodi di stasi. "Il Supply Chain Finance si sta affermando sempre più come strumento strategico per le imprese, soprattutto per piccole e medie, per la gestione della liquidità, ma anche per il miglioramento delle prestazioni di sostenibilità e la mitigazione del rischio di filiera" il commento di Federico Caniato, direttore dell'Osservatorio Supply Chain Finance.

    Tra i trend individuati dall'Osservatorio un paio sono già in pieno svolgimento: quello della sostenibilità, dove i clienti e fornitori sono sempre più sottoposti a una valutazione che incorpora anche le prestazioni ESG, e quello del Risk Management, secondo il quale gli strumenti di supply chain finance diventano sempre più un utile alleato per la gestione dei rischi e la fornitura tempestiva di capitale circolante a sostegno della "salute finanziaria" di tutta la filiera. "L’ecosistema del supply chain finance sta evolvendo e le piattaforme sono diventate il principale strumento attraverso cui i diversi provider collaborano e creano valore per le imprese e le filiere” il commento conclusivo di Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio.

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  • CashMe: cresce il fatturato (+250% sull’anno precedente) e i volumi di transato (+200 milioni), ora nuovi servizi per le banche

    Parola d’ordine crescita: CashMe chiude il proprio anno solare con una serie di numeri estremamente positivi. Specializzata in invoice trading per le imprese tramite cessione del credito commerciale pro soluto e parte integrante del Gruppo Finservice S.p.A., registra una crescita di fatturato del 250% rispetto all’anno precedente, un incremento di oltre 200 milioni di euro dei volumi di transato ed un EBITDA pari al 56%. Nel corso del 2022 l’impresa, presente con sedi fisiche a Mantova e Milano, ha consolidato la propria posizione nel campo della supply chain finance, puntando sul servizio di reverse digitale per le aziende capo-filiera al fine di consentire loro di sostenere i propri fornitori tramite la cessione pro soluto delle fatture.

    I traguardi tagliati di recente non frenano la nostra ambizione – afferma Marcello Scalmati, CEO di CashMe – Nel corso dell’anno corrente prevediamo di sviluppare ulteriormente la linea di servizi per le banche con l’obiettivo di fornire agli istituti finanziari nuovi strumenti digitali di ultima generazione. Entrando più nello specifico, questi sistemi dovranno essere in grado di coniugare rapidità, meno burocrazia e una predisposizione all’ondata di cambiamento prodotta dal fintech. E non è finita qui perché il 2023 segna anche l’inizio del processo di crescita per linee esterne tramite acquisizioni di altri operatori di mercato”. Ma non è tutto perché CashMe è l’unica azienda del proprio settore ad utilizzare un modello operativo phygital.

    Questo prende forma, in primo luogo, grazie ad un’innovativa piattaforma digitale di invoice trading che offre l’opportunità ad imprese di tutte le dimensioni di cedere i crediti commerciali verso investitori istituzionali in maniera pro-soluto e senza segnalazione in centrale rischi. Questa digital platform viene affiancata, anzi arricchita dalla professionalità di consulenti in carne ed ossa. Qui entra in gioco Gruppo Finservice S.p.A., organizzazione specializzata in consulenze di finanza agevolata, di cui CashMe fa parte da ben quattro anni. “Siamo un’azienda molto attenta ai trend e alla digitalizzazione – dichiara Guido Rovesta, presidente di Gruppo Finservice S.p.A. – E proprio per questo siamo al fianco di CashMe e della piattaforma messa da loro a disposizione attraverso il nostro centro di sviluppo tecnologico. Stiamo vivendo nel presente con la velocità del futuro e la velocità è la prima necessità delle imprese nel reperimento di risorse finanziarie.”

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  • Federica Baiocchi, EY: i trend del fintech per il 2023 all’insegna della complementarietà con le banche

    Laureata in ingegneria informatica, dopo un'esperienza nell'ambito della cybersecurity dei grandi istituti finanziari Federica Baiocchi dal 2022 è a capo del team innovation & fintech di EY, specializzato in attività di ricerca, consulenza e formazione in merito ai trend innovativi del mondo dei servizi finanziari. "Banche e fintech parlano ancora un linguaggio diverso ma condividono sempre più spesso il medesimo obiettivo - afferma nel corso dell'intervista per il nostro blog - Il loro scopo è quello di creare prodotti e servizi sempre più di valore, digitali, intuitivi e realizzati su misura per i propri clienti".

    Dottoressa Baiocchi, quali sono ad oggi le principali tendenze in atto nel settore fintech a livello globale?

    Pagamenti, embedded finance e fintech for good sono oggi i principali trend di settore: se da un lato i pagamenti digitali sono il trend più facile da cogliere in virtù della diffusione dei nuovi strumenti di pagamento nella vita quotidiana, quello dell'embedded finance è per lo più invisibile per l'utente finale, caratterizzato dall'integrazione di prodotti e servizi finanziari all'interno dell'esperienza di un brand non finanziario. Infine, il trend del "fintech for good" è destinato a ricoprire un ruolo significativo nell'adozione e nel rispetto dei criteri ESG e degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU, favorendo l'inclusione finanziaria e l'investimento in realtà sostenibili.

    Rispetto allo scenario internazionale, quali sono le caratteristiche peculiari del settore Fintech italiano?

    Pur non avendo ancora raggiunto la massa critica di volumi di investimento rispetto ad altri ecosistemi più evoluti, l’ecosistema fintech italiano nel 2022 ha superato il miliardo di fondi raccolti, è andato incontro a un'importante evoluzione grazie a una velocità di raccolta di capitali quasi doppia rispetto a quella europea ed è diventato il principale settore di investimento dei venture capital nell'anno appena trascorso. Nel nostro studio Fintech Waves 2023, realizzato in collaborazione con il Fintech District, è evidente il sorpasso delle startup in fase di "early growth" rispetto alle "early stage" e la maggiore predisposizione degli imprenditori a cercare investitori italiani e internazionali, anziché ricorrere alle proprie limitate disponibilità personali.

    Quali sono le prospettive da qui ai prossimi mesi?

    Il supporto garantito dal MISE attraverso CDP Venture Capital, gli investimenti del PNRR e la crescente attrattività verso i venture capital internazionali consentiranno di valorizzare il talento e le competenze dei nostri imprenditori, anche grazie a un drastico ridimensionamento dei costi di costituzione di nuove imprese e in particolare delle Srl. Tra i settori con più alto potenziale di crescita in Italia possiamo citare i servizi finanziari dedicati alle PMI (digital lending e non solo), l’insurtech, il techfin, il mondo payments, mentre gli investitori saranno sempre più selettivi e tenderanno a valorizzare le realtà in grado di proporre modelli di business sostenibili e profittevoli già nel medio periodo, specialmente in uno scenario globale così incerto come quello che stiamo attraversando.

    Qual è il livello di consapevolezza del fintech B2B da parte degli imprenditori, invece, soprattutto dei titolari di PMI?

    I dati dell'Osservatorio del Politecnico e l'EY SME Survey sono concordi su un punto: il livello di consapevolezza rimane basso, soprattutto tra le microimprese più portate di altre ad affidarsi a una sola banca e a non dotarsi delle coperture assicurative al di fuori di quelle obbligatorie. Eppure, nonostante questa perdurante dipendenza nei confronti di un singolo istituto di credito notiamo come sempre più spesso il fintech venga utilizzato in aggiunta ai canali tradizionali per rispondere a una specifica esigenza dettata dal tempo, dalla comodità, dalla flessibilità richiesta in un determinato momento. Il fintech, e soprattutto il settore della finanza alternativa grazie alla tecnologia e al digitale, sta diventando per molti imprenditori un servizio complementare rispetto a quello bancario.

    Quali sono i fattori che determineranno il successo, da qui ai prossimi anni?

    La capacità di trovare modelli efficaci di collaborazione con le banche da parte delle fintech e la fiducia degli istituti finanziari nei confronti delle startup più innovative, con l'obiettivo di mettere a fattor comune la base clienti e le capacità tecnologiche e di innovazione. Non è un percorso facile, né scontato, soprattutto in un Paese già ampiamente bancarizzato come il nostro, almeno per quanto riguarda i segmenti classici a cui si rivolgono i servizi finanziari, sia corporate che retail. Eppure, anche in questo caso, il nostro osservatorio di ricerca ha il privilegio di assistere a quella che ci piace definire una "fintechizzazione" del mondo bancario, dove le app, i siti web, ma anche la mentalità e i servizi offerti sono sempre più simili a quelle delle fintech. Al tempo stesso, le fintech stanno sempre più scoprendo la possibilità di servire nicchie di mercato non raggiunte dalle banche, come le stesse PMI e micro-imprese dove poter proporre soluzioni ad hoc.

    Quali sono, in questo contesto, le prospettive del settore invoice trading?

    L'invoice trading è proprio un esempio di come i nuovi player possano presidiare con successo nicchie di mercato non servite dalle banche, consentendo alle PMI di ottenere liquidità senza indebitarsi e senza segnalazioni in Centrale Rischi, rispondendo a un'esigenza di velocità che abbiamo identificato come prioritaria nella nostra EY SME Survey. In particolare, emerge come alcune aziende siano disposte a pagare di più per evitare i tempi di attesa e le rigidità del sistema bancario: la prospettiva, anche in questo caso, è quella di una convivenza tra banche e fintech, profittevole per entrambe e soprattutto per il cliente finale.

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  • Factoring: crescono i volumi, la qualità dei portafogli resta alta

    Le incertezze economiche, le dilatazioni nei tempi di pagamento, la necessità di non indebitarsi oltre misura con le banche e il livello di maturazione tecnologica raggiunto nel frattempo dal settore: queste potrebbero essere, a vario titolo, le motivazioni dietro alle straordinarie performance fatte registrare dal factoring nel corso dell'ultimo anno di attività nel nostro Paese.

    Il factoring punta a crescere anche nel 2023, seppur a ritmi più contenuti

    Secondo le puntuali rilevazioni dell'associazione di settore, Assifact, nei primi dieci mesi del 2022 il volume del factoring ha raggiunto quota 229 miliardi di euro, in crescita del 17% anno su anno. Un aumento che dovrebbe proseguire anche nel corso del 2023 seppur a un ritmo minore, stimato dai responsabili della ricerca intorno al 4%.

    Tra le note positive il fatto che il factoring si confermi essere uno strumento molto utile soprattutto alle piccole e medie imprese, cuore pulsante dell'economia italiana: secondo la ricerca di Assifact le PMI costituiscono ancora oggi il 64% dei soggetti cedenti in un'operazione di di factoring, con sofferenze stimate entro la soglia dell'1,96% del totale.

    La maturazione raggiunta dal settore imprenditoriale italiano nei rapporti con le banche

    Da notare, infine, l'accento posto dall'associazione Assifact sulla profonda trasformazione tecnologica in atto nel settore: una trasformazione da tempo fatta propria anche da altre tipologie di operatori, come CashMe, attive nei settori complementari dell'invoice trading, dove l'utilizzo di piattaforme online per la cessione dei crediti commerciali è da tempo la norma e dove i volumi intermediati potrebbero crescere in misura significativa nel corso del 2023 come rilevato dal Politecnico di Milano.

    Crescita dei volumi, qualità del portafoglio, focus sulle PMI: questi tre elementi confermati anno su anno dagli specialisti del factoring sono spia di un tessuto imprenditoriale probabilmente più maturo e consapevole di quanto venga comunemente raccontato, segno di imprese e imprenditori capaci di affrancarsi da un rapporto troppo stretto - quando non di vera e propria dipendenza - con le banche, per finanziare il proprio capitale circolante attraverso canali diversi e funzionali a sostenere la solvibilità finanziaria e la sostenibilità di lungo periodo della propria impresa.

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  • Finanza alternativa: i dati sull’invoice trading online e sui clienti del settore

    Oltre 4,6 miliardi di euro mobilitati nel corso del 2021 da parte del settore della finanza alternativa italiana a sostegno delle PMI del nostro Paese, in netta crescita rispetto ai 3,2 miliardi di euro raggiunti nel corso del 2020. La tendenza, inoltre, non accenna a rallentare, con più di 2,6 miliardi di euro movimentati nei primi sei mesi dell'anno corrente (+32% rispetto allo stesso periodo del 2021).

    Bene lending crowdfunding e direct lending, in calo l’equity crowdfdunding tra il 2021 e il 2022

    Tutti i dati sono contenuti nel quinto report sulla finanza alternativa per le PMI, appuntamento annuale del Politecnico di Milano presentato in occasione della giornata dalla Finanza Alternativa, o Alt-Finance Day, organizzata da Innexta in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano, la Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi e la Unioncamere nazionale.

    In crescita il lending crowdfuding, arrivato tra luglio 2021 e giugno 2022 a quota 185 milioni di euro (+26% rispetto al periodo precedente), mentre cala l'equity crowdfunding a quota 141 milioni di euro (-10% negli ultimi sei mesi) a causa delle incertezze macroeconomiche di questa ultima fase dell'anno. Oltre 1,2 miliardi di euro i finanziamenti generati dal direct lending, con una crescita tendenziale del 55%, e 836 milioni di euro i finanziamenti mobilitati tramite minibond, anche qui con una crescita significativa secondo la ricerca. Quasi un miliardo e mezzo, infine, proviene dal private equity e dai fondi di venture capital.

    Stabile l’invoice trading, in attesa dei dati del secondo semestre 2022

    Per quanto riguarda il nostro settore, l'invoice trading, i dati della seconda metà 2021 e del primo semestre 2022 segnano il passo con 688,4 milioni di euro intermediati dalle piattaforme online di cessione delle fatture, anche per l’uscita dal settore di un operatore “storico” come Fifty. Un dato, inoltre, fortemente influenzato dalla stagionalità del business, che porta la maggiore parte delle aziende a concentrare la cessione dei crediti commerciali nella seconda metà dell’anno. Per apprezzare pienamente lo stato di salute dell’invoice trading in Italia nel 2022 non resterà quindi che attendere la prossima ricerca annuale.

    Interessante, infine, il quadro del "profilo tipico" delle imprese finanziate dall'invoice trading che emerge dalla ricerca: aziende in uscita da procedure di concordato o che non riescono a ottenere sufficiente supporto dalle banche in seguito a commesse di rilevante dimensione, o che non ottengono risposte in tempi accettabili e decidono per questo motivo di rivolgersi a piattaforme di cessione dei crediti tramite invoice trading online come CashMe.

    Tra le ragioni della fidelizzazione dei clienti, inoltre, emerge come la cessione dei crediti a investitori istituzionali qualificati porti il debitore ceduto a prestare maggiore attenzione ai tempi di pagamento: sarà per questo motivo che le tempistiche di pagamento delle fatture B2B in Italia sono calate da 54 a 37 giorni, come si legge nella ricerca? Se non è tutto merito dell’invoice trading, ci piace pensare di aver avuto una parte in questo piccolo ma significativo progresso.

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  • PMI, rating e bilancio: un esempio di cessione pro-soluto con l’invoice trading

    Migliorare il rating bancario, riducendo il credito commerciale dell'azienda verso i propri clienti senza aprire nuova passività, riducendo di conseguenza il capitale circolante e la Posizione Finanziaria Netta: sono questi i principali benefici che l'utilizzo di servizi di invoice trading - come quello offerto dalla piattaforma di CashMe - consentono di ottenere in tempo per la chiusura del bilancio di fine anno.

    Un esempio concreto di come l’invoice trading può migliorare la condizione di un’impresa

    Si prenda l'esempio di una tipica piccola e media impresa italiana, attiva nel settore della fabbricazione di macchine per l’industria alimentare, che fattura annualmente 30 milioni di euro e dispone di linee capienti per finanziare il proprio capitale circolante nel corso dell’anno.

    Attraverso la cessione pro soluto di un pacchetto di crediti commerciali, nel nostro esempio 1 milione di euro, tramite invoice trading, l’azienda ottiene il risultato di deconsolidare da bilancio il 90% del valore nominale di crediti ceduti (- 900 mila euro dalla voce di stato patrimoniale “crediti verso clienti”), che non si trasforma in debito finanziario ma in disponibilità liquide (+900 mila euro in “disponibilità liquide”).

    Un esempio concreto di cessione del credito pro-soluto tramite invoice trading online.

    Di seguito, ecco i principali vantaggi che ha ottenuto la società sopra menzionata della cessione dei crediti pro-soluto per il bilancio della propria impresa:

    • Miglioramento della Posizione Finanziaria Netta. La PFN è uno dei principali indicatori utilizzati per valutare la solvibilità di un’impresa e la trasformazione di un credito in disponibilità liquida, riduce la PFN, contribuendo al miglioramento del rating bancario.
    • Rispetto dei covenants. Migliorare la PFN e il Cash Flow sono tra le condizioni di base per il rispetto dei covenants e il mantenimento delle linee di finanziamento acquisite da investitori e istituti bancari
    • Riduzione del capitale circolante. Diventare più efficiente nella gestione del cash flow è una attività che genera grande valore per l’azienda. Oltre eventualmente a promozioni finali per “svuotare” il magazzino, sono proprio i servizi di invoice trading e factoring che possono migliorare il cash flow, donando un’immagine di maggiore salute al bilancio.
    • Miglioramento della percentuale di utilizzo delle linee bancarie. Non comparendo in centrale rischi, l’operazione di invoice trading permette di abbassare il rapporto tra “utilizzato” e “accordato” da parte degli istituti bancari che è un indice molto rilevante per gli algoritmi bancari che elaborano il rating.*
    • Miglioramento della “durata media dei crediti”. La cessione pro soluto, impatta positivamente anche questo indice trasformando un credito commerciale in disponibilità liquida.
    • Miglioramento del ROI. Finanziando i propri crediti in modalità pro soluto, negli ultimi mesi prima della chiusura del bilancio, ci sarà un miglioramento per la redditività e quindi un altro ottimo indicatore per il rating della impresa.

    *tendenzialmente un rapporto di utilizzo sopra il 70% penalizza il rating della società analizzata.

    Come funziona l'invoice trading online

    L'invoice trading consente quindi di cedere crediti commerciali online ricevendo nell'arco di pochi giorni liquidità immediata da investitori istituzionali qualificati in modalità pro soluto. A differenza dell'anticipo fatture bancario, inoltre, la cessione è a titolo definitivo senza ulteriore indebitamento per l'impresa. A differenza del factoring, infine, i crediti cedibili possono essere scelti in maniera flessibile e senza impegni a lungo termini con la piattaforma che fornisce il servizio di invoice trading.

    Uno servizio, quindi, tanto più utile quanto più si avvicinano le scadenze di fine anno e tanti imprenditori devono fare i conti con un contesto economico aggravato dalle conseguenze della pandemia, del rincaro dei prezzi delle materie prime e del conflitto in corso: un servizio, l'invoice trading, pensato anche per queste situazioni di emergenza e utilizzabile in maniera complementare ai tradizionali finanziamenti bancari o di mercato, nell'ottica di migliorare il proprio rating in una prospettiva di medio e lungo periodo.

    L'invoice trading per migliorare bilancio e rating bancario

    Il rating bancario è un indicatore rappresentativo della probabilità di fallimento di un'azienda entro un tempo predefinito. Esso può variare nel corso del tempo in base ai risultati del bilancio d'esercizio, al variare del rischio di settore o della zona di operatività, l'andamento dei conti, degli insoluti, delle segnalazioni in Centrale Rischi, ed essere influenzato da fattori qualitativi come l'importanza del marchio, la qualità del management o la storicità dell'azienda. Non vi è dubbio che il bilancio rappresenti una componente fondamentale nella misurazione del rating da parte di una determinata banca.

    In questo contesto, come abbiamo visto nell’esempio menzionato all’inizio dell’articolo, l'invoice trading può avere un effetto positivo tramite la trasformazione di asset semi-illiquidi come i crediti commerciali in liquidità immediata, senza generare debito nel passivo dello stato patrimoniale (come nel caso di un’operazione pro solvendo, come avviene nell’anticipo fatture bancario) e trasferendo interamente il rischio in capo all'acquirente del credito commerciale stesso.

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  • PMI italiane: a che punto sono i finanziamenti da capitali di rischio

    Un Paese dai tanti primati, sia in positivo che in negativo: è, quest'ultimo, il caso dei finanziamenti basati sul mercato dei capitali verso le piccole e medie imprese italiane, secondo quanto emerge dal rapporto "Unione dei mercati dei capitali - Indicatori chiave dell'andamento" realizzato dall'Associazione per i mercati finanziari in Europa (AFME) in collaborazione con altre undici organizzazioni europee e internazionali.

    Secondo quanto si legge nel rapporto, ripreso tra gli altri anche da borsaitaliana.it, ad oggi solo il 7,8% delle società fanno ricorso a forme di finanziamento basate sul mercato, in ulteriore calo rispetto all'11,5% del 2021. In calo le emissioni totali di cartolarizzazioni, del 57% rispetto al 2021 e del 75% rispetto al 2019. Non va meglio sul fronte bancario: se l'erogazione di nuovi prestiti cresce dell'8% rispetto al 2021, il calo sui livelli pre-pandemia viaggia in doppia cifra (-17%).

    Non è un caso, quindi, che in un contesto sempre più caratterizzato dal venir meno dei finanziamenti di origine bancaria - e da una cronica mancanza di finanziamenti provenienti dal mercato di capitali - stia emergendo sempre più un nuovo panorama di soluzioni innovative per rispondere al fabbisogno di liquidità delle piccole e medie imprese italiane. Secondo lo stesso report, infatti, l'introduzione di "sandbox normative" ha contribuito a una crescita dell'ecosistema FinTech dal 2021 al 2022, come già avevamo avuto modo di sottolineare su questo stesso blog in un precedente articolo.

    Da notare, infatti, come la disponibilità di soluzioni di finanziamento alternative - come la nostra piattaforma Cashme di invoice trading online per la cessione dei crediti commerciali - rispetto ai tradizionali canali di finanziamento sia ancora oggi per lo più un fenomeno poco rilevato dai media e dalle ricerche che fotografano solo i grandi movimenti di capitali. Il pregio di un report come questo consiste invece proprio nel rilevare come, sottotraccia, quello che fino a pochi anni fa era ancora un movimento d'avanguardia sta diventando sempre più un attore primario del sistema, contribuendo con l'aiuto della tecnologia a rispondere a un'esigenza di liquidità e finanziamenti mai venuta meno del tutto, ma che gli attori tradizionali non possono o non vogliono più soddisfare.

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  • Supply Chain: dall’approccio tradizionale alla Supply Chain Finance vera e propria

    Il tema, tra gli operatori specializzati in factoring, anticipo fatture bancario e nuove forme di finanza alternativa come l'invoice trading e il reverse digitale, è di quelli molto sentiti: la propensione dei clienti e prospect a servirsi di un solo strumento di finanziamento della supply chain, spesso sempre lo stesso, anziché servirsi di più prodotti e schemi di finanziamento contemporaneamente per soddisfare alle migliori condizioni possibili le proprie esigenze di liquidità.

    Le differenze tra approccio tradizionale e Supply Chain Finance vera e propria

    Molto interessante, in questo senso, è l'approfondimento pubblicato da Giulia De Vendictis, Trade & Export Finance Senior Officer di Maire Tecnimont su Econopoly, che soprattutto nelle sue battute conclusive si sofferma sul cosiddetto "approccio tradizionale" al finanziamento della supply chain, spesso limitato un solo prodotto, un solo schema di finanziamento, un'ottica prevalentemente bilaterale (un fornitore e un acquirente) e un livello di intermediazione che arriva, al massimo, al rapporto con la tradizionale e abituale banca finanziatrice.

    Come sottolineato dalla stessa autrice, al contrario, "la Supply Chain Finance permette di utilizzare varie forme tecniche, combinando e includendo più prodotti o soluzioni di Trade Finance tradizionale". La Supply Chain Finance, infatti, nella sua forma ottimale prevede l'utilizzo combinato di strumenti tradizionali - l'anticipo fatture bancario, il factoring - con altri strumenti di finanza alternativa o, meglio, complementare, come l'invoice trading online su piattaforme come CashMe, che integrano e potenziano la possibilità di ricorso a quelli tradizionali.

    L’utilità della finanza complementare per l’accesso alla finanza tradizionale

    Nello specifico, e soprattutto in un momento come quello del bilancio di fine anno, il ricorso a strumenti come l'invoice trading online permette infatti di presentarsi dagli istituti finanziari tradizionali negoziando da una posizione di maggiore forza negoziale, rispetto a quella che si avrebbe utilizzando un approccio tradizionale al finanziamento del capitale circolante dell’impresa stessa.

    Grazie alla cessione pro soluto delle fatture tramite piattaforme di invoice trading online, infatti, le aziende che cedono i crediti commerciali possono migliorare il proprio rating bancario senza aggiungere ulteriore debito, potendo così godere di condizioni di accesso al credito per l’anticipo delle fatture più vantaggiose di quanto non avrebbero potuto ottenere se avessero utilizzato solo la banca come canale di finanziamento.

    L’utilizzo di strumenti digitali indipendenti, infine, in un contesto di riduzione dell’accesso al credito generalizzato e verso le PMI in particolare, riduce al minimo il livello di interazione con le banche finanziatrici, come sottolineato dalla stessa De Vendictis: un ulteriore livello di autonomia, ma anche di diversificazione dei canali di finanziamento, che non può che aiutare aziende e soprattutto PMI già fin troppo dipendenti dal sistema finanziario tradizionale.

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  • PMI e invoice trading: come continuare a finanziare il capitale circolante

    Più che un timore, una previsione che si sta ormai autoavverando: la prospettiva di recessione a cui si stanno preparando le aziende sta già portando queste ultime a modificare le proprie strategie e prendere decisioni che con ogni probabilità avranno un impatto anche sulla filiera dei fornitori in termini di liquidità, ordinativi, scorte di magazzino e possibilità di accesso al credito.

    Overstock e posticipo dei pagamenti le due maggiori criticità secondo la ricerca di I-AER

    È quello che emerge dalla ricerca condotta da I-AER, specializzato sul monitoraggio del tessuto imprenditoriale nazionale, in collaborazione con Aida Partners PR. I dati, anticipati questa settimana da un articolo di Milano Finanza, sono quelli tipici di uno scenario da stretta creditizia e forte contrazione dei margini, paventata o – per alcuni imprenditori - già in corso di svolgimento.

    La ricerca, in particolare, sottolinea come siano due le maggiori criticità a cui le PMI dovranno far fronte da qui ai prossimi mesi: da un lato l’accumulo di importanti quantitativi di merci nei magazzini, già pagate delle aziende, e dall’altro il costante rallentamento degli ordinativi e il posticipo dei pagamenti da parte dei clienti finali. Una condizione, quella appena descritta, che potrebbe mettere in forte difficoltà le aziende con meno disponibilità di cassa o con un forte bisogno di liquidità nel breve periodo, a cui andranno incontro almeno sette PMI su dieci da qui alla fine dell'anno secondo gli autori del report.

    Il venir meno del supporto delle banche e il posticipo degli investimenti

    Dallo studio di I-AER emerge chiaramente quale sarà il possibile punto di rottura di una situazione sempre più instabile e imprevista fino a poco tempo fa: il venir meno del supporto delle banche, dovuto all'aumento dei tassi e all'atteggiamento sempre più conservativo degli istituti finanziari. La stretta sul credito, tuttavia, porterà le PMI non solo incontro a problemi di liquidità momentanei, ma anche a posticipare gli investimenti non strategici: una scelta fatta propria già da 8 imprenditori su 10.

    La soluzione? Non semplice da trovare, anche se la digitalizzazione dei processi e la trasformazione in ottica sostenibile del business sembrano essere secondo gli autori dello studio le uniche due decisioni sensate in grado di garantire la sopravvivenza e la continuità aziendale nel lungo periodo. Nell'immediato, tuttavia, è importante per gli imprenditori trovare fin da subito soluzioni immediate a un problema di liquidità che potrebbe farsi sempre più grave nell'arco di poche settimane.

    L’invoice trading per finanziare il capitale circolante senza nuovo indebitamento

    Se i clienti posticipano i pagamenti, se gli ordinativi calano e le linee di credito si assottigliano, infatti, è importante servirsi di tutti gli strumenti finanziari disponibili per far fronte alle necessità di finanziamento del capitale circolante. Tra gli strumenti innovativi, in questo senso, rientra l’invoice trading online su piattaforme come CashMe, per la cessione pro-soluto dei crediti commerciali in cambio di liquidità immediata, in maniera flessibile e senza ricorrere a nuovo indebitamento.

    In questo senso, è importante notare come non esista un’unica soluzione valida per tutte le imprese e tutti gli imprenditori di fronte a una situazione di crescenti difficoltà: alternare l’utilizzo di soluzioni di finanziamento complementari e innovative rispetto ai servizi e agli strumenti più utilizzati, rivedere il piano di investimenti senza tuttavia smarrire del tutto la strada verso l’innovazione e la sostenibilità, ridurre il quantitativo di stock in magazzino ma senza farsi poi trovare impreparati al momento della ripresa sono soluzioni complesse a problemi altrettanto complessi, ma meno irrazionali del semplice “aspettare”.

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  • Supply Chain Finance e Fintech: intervista ad Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio del Politecnico

    Direttrice dell'Osservatorio Supply Chain Finance, professoressa del corso di laurea magistrale in Supplier Relationship Management, con esperienza anche in una nota società di consulenza: la carriera di Antonella Moretto si può descrivere come quella di una vera e propria "figlia del Politecnico di Milano", dove ha trascorso tutto il periodo di studi in ingegneria gestionale e al quale ha dedicato la maggior parte della sua attività nell'ambito dell'insegnamento e della ricerca. "Dopo un periodo nel settore della consulenza, sono tornata al Politecnico come ricercatrice sui temi della Supply Chain Finance e come membro del team di ricerca dell'Osservatorio allora appena creato - racconta durante la nostra intervista - prima di diventarne co-direttrice e guidarlo fino al raggiungimento dei suoi primi dieci anni di attività nel 2022".

    Professoressa Moretto, quali sono stati secondo lei i principali cambiamenti nel mercato delle soluzioni di supply chain finance prima e dopo lo scoppio della pandemia?

    Rispetto alla crisi del decennio scorso, quando l'aumento indiscriminato dei tempi di pagamento da parte delle aziende capofiliera aveva messo in grave difficoltà i fornitori di queste ultime, i primi mesi di lockdown hanno reso evidente quanto fosse cresciuta la consapevolezza in termini di supply chain finance e la popolarità delle soluzioni innovative da parte di tutti gli operatori economici di ogni dimensione e settore. Una consapevolezza, quest’ultima, che ha consentito alle imprese capofiliera e ai fornitori di utilizzare in maniera sinergica le diverse soluzioni disponibili: dynamic discounting, confirming e inventory finance hanno raggiunto i maggiori tassi di crescita non a caso proprio nell’ultimo biennio.

    Qual è stato il motivo del successo di queste e di altre soluzioni innovative?

    Aziende capofiliera, aziende fintech e commercialisti hanno ricoperto un ruolo fondamentale in termini di educazione, formazione e convincimento degli imprenditori, basandosi su numeri ed esempi concreti. Inoltre, rispetto agli anni precedenti è aumentata la facilità d'uso delle tecnologie digitali e la pervasività di queste ultime in tutti i settori di operatività dell'impresa. Per quanto riguarda le singole soluzioni, infine, è importante ricordare come il punto di forza del dynamic discounting sia la possibilità di operare senza un operatore finanziario, e per il confirming la maggiore discrezionalità concessa al fornitore rispetto al reverse factoring. Allo stesso modo, l'inventory finance ha potuto beneficiare di un contesto economico mutato in cui la disponibilità di scorte e la capacità di finanziamento di queste ultime si è rivelata determinante per superare i momenti più difficili del lockdown e dell'interruzione nelle catene globali di fornitura.

    Quali sono, in questo contesto, le prospettive di crescita per le soluzioni più tradizionali?

    Anticipo fatture e factoring, seppur in calo negli ultimi anni, rimangono tuttora le soluzioni più utilizzate e conosciute. Anche in questi settori, tuttavia, l'utilizzo della tecnologia sarà sempre più determinante per ritornare a crescere: la flessibilità in termini di costi e di fatture da cedere, resa possibile dalle tecnologie, avrà un impatto determinante nell'assicurare una tranquilla maturità agli strumenti più tradizionali.

    Quale può essere, invece, il ruolo e le prospettive di crescita dell'invoice trading da qui ai prossimi anni?

    A partire dal 2016 l'invoice trading ha fatto registrare tassi di crescita importanti, soprattutto nel nostro Paese, rispondendo ai bisogni di piccole e medie imprese solitamente fuori dal perimetro di attività delle banche e degli operatori finanziari tradizionali. In un contesto come quello italiano, quindi, le prospettive di crescita dell'invoice trading restano assolutamente positive, nel momento in cui il nostro rimane un Paese caratterizzato da una maggioranza di PMI che hanno e avranno sempre più bisogno di liquidità in un periodo contrassegnato dall'aumento dei tassi di interesse e da un ormai imminente credit crunch.

    Che cosa aspettarci dalla prossima edizione dell'Osservatorio Supply Chain Finance?

    Oltre agli approfondimenti tradizionali dedicheremo sempre maggiore spazio e attenzione ai temi della sostenibilità, della collaborazione tra gli operatori finanziari e della gestione del rischio. Se da un lato la sostenibilità è oggi sempre più integrata e integrabile nelle soluzioni di supply chain finance come metodo di valutazione dei fornitori e dei partner, e la dicotomia tra fintech e mondo finanziario tradizionale sembra essersi risolta in una tendenza generale alla collaborazione e alla ricerca congiunta di nuove opportunità, dall'altro è inevitabile sottolineare quanto inflazione, aumento dei tassi di interesse, interruzioni di filiera, crisi geopolitiche e ripensamento della globalizzazione rappresentino altrettanti rischi finanziari che tornano ad affacciarsi alla finestra, e che non possono essere trascurati in una strategia di supply chain finance.

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  • Crisi d’impresa e factoring: tre motivi per scegliere l’invoice trading

    Quando la crisi d'impresa smette di diventare una minaccia all'orizzonte e si palesa come un evento conclamato, quando l'appoggio bancario viene meno proprio nel momento in cui l'azienda ha un fabbisogno immediato di capitale circolante, è il momento di rivolgersi a operatori specializzati per ottenere nuovi e immediati canali di finanziamento.

    crisi d'impresa, i vantaggi dell'invoice trading rispetto al factoring

    Tra questi ultimi, i più conosciuti sono sicuramente i factor: come spiegato in un recente articolo di BeBeez che ha raccolto le testimonianze di due professionisti di Generalfinance, serietà e credibilità dei propositi di risanamento sono presupposti fondamentali per ottenere finanziamenti in un contesto di emergenza, oltre alla qualità dei crediti nati e nascenti che possono essere ceduti in cambio di nuova liquidità.

    I vantaggi dell’invoice trading online nel finanziamento in caso di crisi d’impresa

    Insieme al factoring, negli ultimi anni le imprese in crisi possono contare anche su canali di finanziamento a breve termine completamente digitalizzati quali l’invoice trading online: cresciuto del 7% anno su anno (dopo aver sfiorato il 20% di crescita nel 2020 e il 100% nel 2019) secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, l’invoice trading su piattaforme come CashMe prevede la cessione dei crediti pro soluto in cambio di liquidità.

    Come il factoring, quindi, e per alcuni aspetti meglio di quest’ultimo: la cessione pro soluto IAS compliant dei crediti per le imprese in crisi può avvenire in forma continuativa e in maniera flessibile, in base alle esigenze di finanziamento dell’azienda, senza segnalazioni in centrale rischi ed entro un margine di tempo predefinito dal momento della richiesta (su CashMe bastano dalle 24 alle 48 ore in media).

    Un esempio concreto di invoice trading online nella gestione della crisi d’impresa

    "In concordato preventivo l'accesso al credito è difficoltoso e le banche non offrono soluzioni vantaggiose - è la testimonianza di Matteo Maresta, CFO di Gruppo CMS, azienda in concordato preventivo e cliente della nostra piattaforma di invoice trading - Con CashMe è stato sufficiente condividere gli ultimi bilanci e i contratti in essere per portare a termine la fase di istruttoria in meno di un giorno. Poter caricare la fattura, venderla all'asta e ricevere la prima tranche di pagamento in meno di due giorni è un vantaggio considerevole". Soprattutto, concludiamo noi, in un momento dove la velocità di risposta è fondamentale per assicurare la continuità aziendale e il mantenimento dei rapporti con fornitori e clienti.

    Non sei ancora cliente CashMe?

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  • Paolo Spessotto, Uniplast: “l’invoice trading per la serenità finanziaria”

    "L'invoice trading assicura alla nostra azienda un livello di serenità dal punto di vista finanziario che non trova paragoni in altre soluzioni analoghe": non usa mezze parole Paolo Spessotto, direttore finanziario di Uniplast e cliente CashMe, nel descrivere i benefici portati dalla cessione dei crediti commerciali tramite l'invoice trading online. Azienda familiare di Oderzo (Treviso), giunta alle soglie della seconda generazione dopo essere stata fondata e diretta dal 1977 dalla famiglia Lesimo, Uniplast è oggi tra le poche aziende italiane specializzata nell'estrusione della materia plastica per il settore del mobile, dell'illuminazione, dell'edilizia e dell'automazione, e ha potuto fin qui beneficiare dell'accesso immediato alla liquidità tramite la cessione delle fatture sulla piattaforma proprietaria di CashMe.

    Dottor Spessotto, qual è attualmente la situazione aziendale di Uniplast?

    In questo momento stiamo vivendo una situazione ottimale, perché il mercato richiede sempre più i nostri profili estrusi e contemporaneamente abbiamo sviluppato nuovi canali di business in Italia e all'estero che ci stanno dando molte soddisfazioni dal punto di vista professionale. La filiera della plastica sta attraversando in generale un momento favorevole, con il 2022 che manterrà gli stessi livelli del 2021.

    Quanto è importante, in questo contesto, l'invoice trading nella vostra operatività quotidiana?

    La cessione del credito pro soluto mediante invoice trading si rivela essere un buon "paracadute" per un'azienda come la nostra, soprattutto quando il fatturato aumenta e gli affidamenti bancari tardano a essere revisionati perché il sistema bancario è, giocoforza, più lento rispetto alle dinamiche del mercato. L'invoice trading mi assicura, in questo senso, una serenità dal punto di vista finanziario che non ha paragoni rispetto ad altre soluzioni analoghe.

    Quali sono stati i motivi che vi hanno convinto a proseguire nella collaborazione con CashMe?

    Siamo clienti CashMe da oltre cinque anni e abbiamo ceduto finora più di 2 milioni di euro di fatture sulla piattaforma. La professionalità del team, l'economicità e la tempestività del servizio nel venir incontro alle nostre esigenze del momento sono i motivi che ci hanno portato a proseguire con voi in tutti questi anni.

    Quanto è diffuso l'utilizzo di servizi fintech nel settore?

    Da quello che vedo, la diffusione dei servizi fintech passa molto attraverso il passaparola: alcuni dei nostri clienti sono diventati anche clienti CashMe dopo averci visto per primi adottare il servizio di invoice trading per la cessione dei nostri crediti commerciali. Altri, invece, preferiscono ancora oggi non farlo, forse per “pigrizia”: a volte ho la sensazione che vengano frenati dal timore di avere a che fare con un altro giro di carte, senza considerare il vantaggio finanziario che potrebbero derivarne.

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  • Fintech e banche: che cosa dicono i clienti

    Un cliente su due non ritiene né "gratificante", né "coinvolgente" né "divertente" la relazione con il proprio fornitore di servizi: percentuale che farebbero notizia in qualsiasi settore, ma che nel mondo bancario è ormai diventata la norma da alcuni anni a questa parte, complice la crescita in tutto il mondo di alternative tecnologiche ad alto valore aggiunto e sempre più competitive.

    I numeri del World Retail Banking Report di Capgemini ed Efma

    Sono i numeri che emergono dal nuovo "World Retail Banking Report 2022" condotto da Capgemini ed Efma a partire da due indagini che hanno coinvolto oltre 8.000 tra clienti e dirigenti bancari e che dimostrano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, come la percentuale di clienti insoddisfatti (50%) coincida sempre più con la percentuale di clienti bancari interessati all'offerta di servizi fintech.

    Facilità, velocità, risparmio dei costi sono infatti i vantaggi che il 75% dei clienti “insoddisfatti” dai servizi tradizionali apprezzano maggiormente nelle aziende innovative. Secondo i risultati del report, le fintech sarebbero avvantaggiate dall’utilizzo avanzato dei dati e dai maggiori margini di manovra concessi dai regolatori per stimolare la concorrenza nell'ambito del mercato dei servizi finanziari.

    Anche nel mondo del supply chain finance i servizi tradizionali segnano il passo

    In questo contesto, appare tanto più evidente la differenza tra offerta di servizi tradizionali e servizi innovativi quanto più ci si allontana dall'ambito dei servizi bancari rivolti ai risparmiatori e ci si avvicina a quello dei servizi rivolti alle imprese: nel caso del supply chain finance, ad esempio, gli ultimi dati dimostrano il definitivo rallentamento dell'anticipo fatture bancario rispetto alla crescita costante dei servizi fintech quali l'invoice trading, il dynamic discounting e il confirming.

    Se è ancora presto anticipare quali saranno le future quote di mercato tra banche e fintech, è importante fin da subito notare come i fornitori di servizi di maggior successo si siano da tempo collocati in una nicchia del mercato in costante espansione: quella di chi non si pone come "alternativa" tout court alle banche, quanto di fornitore di servizi complementari - e innovativi - rispetto a quelli bancari, per rispondere alle esigenze di PMI e imprese. Esigenze che comprendono, ovviamente, anche il fatto di ricevere un servizio gratificante, coinvolgente e, perché no, divertente grazie alla facilità dell'esecuzione.

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  • Alberto Cerini, EACTP: l’invoice trading può favorire il turnaround aziendale

    La EACTP, European Association of Certified Turnaround Professionals, è un’organizzazione europea che mira a promuovere standard elevati nella gestione dei turnaround aziendali e di cui possono diventare e rimanere membri solo i professionisti in grado di dimostrare qualifiche accademiche pertinenti, competenze, significativa esperienza e pratica continua. Inoltre, l’organizzazione ha istituito il primo programma universitario che permette ai professionisti del turnaround di ottenere un accreditamento a livello europeo, che conferisce un indiscusso vantaggio in un settore competitivo quale è quello del turnaround.

    In questo contesto, Alberto Cerini, dopo una prima esperienza come Certified Turnaround Professional da maggio 2021 a marzo 2022, è stato chiamato nel Board europeo di EACTP per rappresentare il nostro Paese e promuovere a livello italiano ed europeo la figura del CTP, già ampiamente diffusa in USA e UK: pochi, più di lui, possiedono oggi una visione d’insieme delle conseguenze della crisi economica sui processi di cambiamento e rinnovamento aziendale, e sul ruolo che gli strumenti di finanza alternativa possono ricoprire per favorire processi di turnaround con il supporto di professionisti qualificati.

    Dottor Cerini, quali sono le conseguenze della crisi economica in atto e in che misura queste sono collegate con eventuali processi di turnaround?

    La crisi economica attuale sta avendo conseguenze disruptive da vari punti di vista: alcuni mercati sono ora inibiti agli scambi, molte società hanno dovuto rivedere la loro supply chain e fare i conti con rialzi inattesi di materie prime e utilities. Questi shock hanno colpito ulteriormente società già duramente provate da due anni di pandemia, dalla quale, tra l’altro, sono uscite, nella maggior parte dei casi, oltre che con livelli di fatturato e margini molto più contenuti, anche con livelli di indebitamento molto alti, causati dalla grande iniezione di liquidità che l’Europa ha permesso ai propri Stati membri di far arrivare alle imprese.

    Ora, con la fine delle moratorie sui debiti bancari, sono ripresi i rimborsi dei finanziamenti contratti, sia quelli antecedenti la pandemia sia quelli ottenuti durante la stessa, e la nuova crisi di mercato indotta dal conflitto ucraino sta causando a diverse società una forte crisi economica e finanziaria che ne mina anche la capacità di restituzione dei finanziamenti contratti. Questa combinazione di fattori porterà sicuramente ad un grande aumento dei processi di turnaround.

    Come è cambiato, nel corso del periodo recente, il lavoro di un professionista di turnaround?

    Un professionista del turnaround si trova a mio avviso ad affrontare in questo periodo sfide sempre più complesse, dove all’instabilità economica legata a fattori esogeni alle imprese (Covid, guerre) si aggiunge anche un proliferare di nuova legislazione in ambito di crisi di impresa, anche dovuta al recepimento nel nostro ordinamento della Direttiva Insolvency europea.

    Un professionista del turnaround deve affrontare queste sfide comprendendo che, oltre alle competenze manageriali, finanziarie e giuridiche proprie del ruolo, l’urgenza e la complessità sono tali che un turnaround di successo può essere realizzato solo tramite interventi tempestivi di più soggetti operanti in team, sotto la direzione di un CRO, Chief Restructuring Officer. È ovviamente importante per le imprese farsi assistere da soggetti qualificati e di provata esperienza, quali i CTP.

    In che misura le imprese coinvolte in un processo di questo tipo possono beneficiare di servizi di cessione del credito innovativi, come l'invoice trading?

    Nei processi di turnaround è sempre fondamentale la velocità di azione e gli istituti di credito - nonostante la normativa li spinga ad una maggiore collaborazione e tempestività - sono tuttora ancora piuttosto prudenti con le imprese in crisi e tendono ad indietreggiare in casi di imprese che presentano rating critici. I soggetti che si occupano di invoice trading hanno invece ad oggi una struttura decisionale interna snella che consente maggiore prontezza di risposta alle esigenze delle imprese. Inoltre, il fatto di valutare il finanziamento del circolante di una società basandosi non tanto sul rating della stessa quanto su quello del cessionario del credito permette di sostenere anche imprese con un rating critico, con un indubbio vantaggio nel favorire il successo dei processi di turnaround.

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  • PMI e Supply Chain Finance: l’importanza della strategia e delle competenze

    Per gli esperti e gli studiosi del settore è ormai un dato di fatto, per gli imprenditori e gli startupper non necessariamente: la Supply Chain Finance, a cui il Politecnico di Milano ha dedicato un intero Osservatorio di ricerca attivo da oltre otto anni, è un tema tanto discusso quanto poco conosciuto, soprattutto tra coloro che potrebbero ottenere i maggiori vantaggi da una strategia di diversificazione delle fonti di accesso alla liquidità per il finanziamento del capitale circolante.

    Il ricorso al Supply Chain Finance come conseguenza del verificarsi di due criticità ormai endemiche

    Secondo Antonella Moretto, professoressa associata di Supplier Relationship Management del Politecnico e autrice di un interessante approfondimento per il Sole 24 Ore, oggi più che mai è importante stimolare tra gli imprenditori una maggiore conoscenza delle soluzioni di Supply Chain Finance in seguito al consolidarsi di due condizioni ormai endemiche nello scenario economico attuale: i tempi di pagamento dei debiti commerciali, attestati ormai su un valore medio di oltre 90 giorni, e la perdurante difficoltà delle piccole imprese di accedere - a condizioni vantaggiose - al credito tradizionale.

    Le soluzioni di liquidità alternative devono essere adeguate e flessibili alle esigenze degli imprenditori

    In questo contesto, secondo l'autorevole professoressa, si rendono "necessarie" delle modalità di accesso a "liquidità alternative, che siano adeguate a piccoli importi e allo stesso tempo anche più flessibili": che si tratti di reverse factoring, dove l'azienda capofiliera favorisce la cessione delle fatture dei propri fornitori verso factor o altri soggetti specializzati come CashMe, o che si tratti di soluzioni innovative quali l'invoice trading, il dynamic discounting, l'inventory financing, oggi non mancano di certo le soluzioni a disposizione delle aziende per finanziare il proprio capitale circolante al di fuori del sistema bancario.

    L’importanza dei criteri ESG e della collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema di supply chain

    Infine, degno di nota è l'importanza - sollevata dalla professoressa Moretto, e su cui più volte ci siamo soffermati anche sul nostro blog - riguardante il sempre più stretto "connubio" tra i criteri ESG e la valutazione dell’effettiva sostenibilità di un’impresa o dei suoi fornitori, per assicurare una valutazione tanto più accurata del rischio dei singoli attori in gioco. "Tutto ciò - conclude Moretto - per essere sfruttato adeguatamente richiede competenze adeguate, da parte delle diverse funzioni aziendali e dei diversi attori, e soprattutto collaborazioni lungo la filiera e tra attori parte di questo ecosistema". Affermazioni che non potrebbero trovarci più d’accordo, e che sentiremo ripetere sempre più spesso nei prossimi anni.

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  • Factoring pro soluto e pro solvendo: i protagonisti in Italia


    Unicredit Factor per distacco, seguita a distanza da Credemfactor, Credit Agricole Eurofactor, FactorCoop, Aostafactor, Serfactoring e Generalfinance: sono queste le aziende di factoring più importanti in Italia per fatturato, secondo quanto riportato da un approfondimento curato da TrueNumbers e riguardante le analisi dei bilanci dei singoli fornitori di servizi di factoring.

    Il mercato del factoring cresce ma è ancora lontano dai livelli pre-Covid

    Cresciuto del 10% nel 2021, ma ancora lontano dai livelli pre-covid, il mercato del factoring italiano rappresenta oggi un supporto fondamentale per le aziende che necessitano di liquidità attraverso la cessione dei crediti commerciali, con l'obiettivo di finanziare il proprio capitale circolante secondo le modalità pro soluto e pro solvendo.

    Il factoring pro soluto ampiamente dominante rispetto alla modalità pro solvendo

    Sempre secondo i dati di TrueNumbers, il factoring pro-soluto - che prevede la cessione completa del rischio di credito dal creditore al factor - è la soluzione ampiamente più diffusa con una percentuale del 79% del fatturato globale del settore, che nel 2021 ha raggiunto i 250 miliardi di euro. Meno diffusa, ma altrettanto conosciuta, la soluzione pro solvendo, dove il creditore che cede il credito conserva la responsabilità giuridica di un eventuale mancato pagamento delle fatture cedute.

    Il mercato della cessione dei crediti commerciali non smette di crescere e differenziarsi

    In questo contesto, come rilevato anche dagli ultimi dati dell'Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, non mancano le alternative a fronte di una sostanziale stabilità dell’offerta di soluzioni tradizionali come l’anticipo fatture bancario: dal reverse digitale all'invoice trading su piattaforme come CashMe, tramite cui è possibile cedere i propri crediti commerciali a investitori istituzionali senza richiesta di garanzie né segnalazione in centrale rischi, sempre in modalità pro soluto.

    L’invoice trading online per le aziende che preferiscono una maggiore flessibilità

    A differenza del factoring tradizionale, l'invoice trading online rappresenta una soluzione più flessibile per quelle imprese che non intendono cedere la totalità dei propri crediti commerciali, ma solo una parte di essi, come riscontrato anche dai nostri clienti che hanno già attivato il servizio: un segnale, ulteriore, che il mercato della cessione dei crediti rappresenta oggi un sostegno fondamentale nella ripartenza dell'economia italiana e che anche grazie alle nuove tecnologie può rispondere meglio, e in maniera più rapida, alle differenti e mutate esigenze delle aziende, grandi o piccole che siano.

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  • Caro materie prime e liquidità: l’invoice trading per le PMI

    Prezzi quadruplicati: per fortuna non sono (ancora) quelli della benzina al distributore, ma cosa non meno grave sono quelli del nichel che nell'arco di meno di due giorni la scorsa settimana ha superato i 100 mila dollari a tonnellata fino alla sospensione delle contrattazioni al London Metal Exchange (Lme). L’evento è stato così raro che, a memoria d’uomo, bisogna tornare al 1985 per ricordare una situazione simile (allora le sospensioni avevano riguardato lo stagno, dopo il collasso dell’International Tin Council).

    I costi delle materie prime scaricate sul cliente finale o sulla continuità della produzione

    La notizia, di per sé, è solo l’ultima di una serie di segnali sempre più allarmanti, come riportato tra gli altri anche dal Sole 24 Ore: i costi delle materie prime sono in tensione da mesi e la corsa al rialzo sta penalizzando soprattutto le PMI, costringendo molte di queste ultime a scaricare i costi sul cliente finale quando non a fermare del tutto la produzione, pur di non indebitarsi ulteriormente.

    Le condizioni di accesso al credito non migliorano: 10 miliardi in meno in dieci anni per le PMI

    Già, indebitarsi: con la fine delle moratorie sui prestiti garantiti dallo Stato non si è ancora verificato l'effetto "credit crunch", temuto dalla maggior parte degli analisti, ma le possibilità di accesso al credito bancario non sembrano per questo essere più accessibili di prima, se è vero che – come riportato da Milano Finanza – negli ultimi dieci anni i prestiti alle PMI italiane sono calati di ben oltre i 10 miliardi di euro.

    Alla ricerca di un’alternativa rispetto alle soluzioni esistenti, in attesa del ritorno alla normalità

    In questo contesto, la perdurante incertezza sui mercati internazionali, la strozzatura delle linee di approvvigionamento e una generalizzata difficoltà di accesso al credito rende necessario quanto prima esplorare soluzioni alternative per assicurare la continuità aziendale in vista di tempi non facili: l’alternativa è aspettare, speranzosi, che almeno una di queste variabili rientri presto alla normalità.

    La cessione dei crediti commerciali in modalità pro-soluto con CashMe

    La soluzione? Noi di CashMe ne forniamo una che, come dimostrano le testimonianze dei nostri clienti, ha già dimostrato di essere particolarmente efficace in contesti come questo: grazie alla nostra piattaforma di invoice trading è possibile infatti cedere i propri crediti commerciali in modalità pro-soluto a investitori istituzionali, evitando di indebitare ulteriormente la propria azienda in un contesto così incerto.

    I vantaggi dell’invoice trading quando si necessità di liquidità immediata in tempi di variabilità dei prezzi

    L’invoice trading ha infatti il vantaggio di non richiedere alcuna garanzia né di generare una segnalazione in centrale rischi, ponendosi come soluzione complementare al credito bancario dell’anticipo fatture tradizionale, soprattutto in momenti in cui la necessità di liquidità è massima e altrettanto variabili sono le voci di spesa nel breve termine: a giudicare dalle recenti notizie, una condizione che durerà ancora a lungo.

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  • Anticipo fatture online: un esempio concreto per il settore agroalimentare

    Più di una su due: sono le aziende del settore agroalimentare italiano che hanno registrato nel corso del 2021 un aumento dei ritardi di pagamento delle fatture da parte dei propri clienti, secondo quanto emerge da un report di Atradius, in crescita rispetto al 41% del 2020, mentre solo un'azienda su tre ha registrato tempi di incasso identici e solo una su dieci tempi addirittura più brevi nella riscossione dei pagamenti.

    Cresce il ritardo dei pagamenti delle fatture nel settore agroalimentare

    Dati che non sorprendono più di tanto, vista l'evoluzione dell'emergenza sanitaria ed economica tuttora in corso, ma che nel settore agroalimentare fanno più scalpore di altri tanto da meritarsi un articolo dedicato sul Sole 24 Ore: sia per l’importanza del settore nell’ecosistema produttivo, sia perché il ritardo dei pagamenti è stato un fenomeno fin qui meno percepito nel settore agroalimentare - e agricolo in generale -rispetto ad altri più colpiti dalla crisi, e che ora sembra rivelarsi per la prima volta in tutta la sua gravità.

    Oltre all’anticipo fatture bancario, le aziende possono trovare una soluzione anche nel fintech

    Le buone notizie, tuttavia, non mancano: oltre all’anticipo fatture bancario, da alcuni anni sono disponibili sul mercato dei servizi finanziari anche piattaforme come CashMe che consentono di ottenere liquidità immediata dalle cessione pro soluto delle fatture già emesse verso i clienti, senza segnalazione in centrale rischi. Un risultato reso possibile dalla combinazione di tecnologia, professionalità ed esperienza umana, oltre alla disponibilità di investitori istituzionali interessati a supportare l’economia reale.

    L’esempio di un’azienda specializzata nella produzione di vino e cliente di CashMe dal 2021

    In questo contesto, è utile citare l’esempio di Bosio Family Estates, azienda familiare di produttori di vino di Santo Stefano Belbo in provincia di Cuneo: in questo caso, simile a quello di una qualsiasi azienda del settore agroalimentare, l’utilizzo della nostra piattaforma di cessione dei crediti commerciali ha consentito all’azienda di ottenere maggiore liquidità e pagare i fornitori in anticipo, ottenendo sconti maggiori e ricevendo in tempi ridotti la merce necessaria per poter essere sul mercato prima della concorrenza.

    A sfide nuove, risposte (finanziarie) nuove per ovviare al problema della liquidità

    La testimonianza, interamente consultabile sul nostro blog, è un esempio di come in tutto il settore primario (e agroalimentare in particolare) sia possibile oggi servirsi di strumenti di finanza innovativa per rispondere alle necessità immediate di liquidità, pur a fronte di tempi di pagamento e condizioni di mercato profondamente diversi rispetto a quelle a cui un’azienda e i suoi titolari sono stati abituati finora: senza bisogno di modificare il proprio modello di business, o di indebitarsi ulteriormente, è possibile oggi rispondere con strumenti nuovi a sfide nuove eppure, al tempo stesso, così profondamente “antiche”.

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  • Supply Chain Finance: quali sono le soluzioni che crescono di più

    Dai 457 ai 495 miliardi di euro: è la stima del valore potenziale del mercato dei crediti commerciali raggiunto nel corso del 2021 secondo gli esperti dell'Osservatorio Supply Chain Finance del Politecnico di Milano, in crescita rispetto ai 424 miliardi di euro raggiunti a fine dicembre 2020 e con importanti variazioni a seconda delle singole soluzioni impiegate dalle imprese per finanziare il proprio capitale circolante.

    Il passaggio di consegne al vertice tra factoring e anticipo fatture bancario

    I numeri, presentati in occasione dell'incontro annuale dell'Osservatorio svoltosi l'8 marzo 2022, raccontano di un settore in rapida trasformazione: già nel 2020, infatti, il mercato potenziale della supply chain finance italiano aveva assistito al passaggio di consegne al vertice tra servizi di factoring (55 miliardi di valore complessivo transato, in calo del 6% anno su anno) e servizi di di anticipo fatture bancario, in calo del 34% anno su anno e fermi a quota 43 miliardi di euro complessivi.

    La crescita del dynamic disconting, dell’invoice trading, l’assestamento del reverse factoring

    Già alla fine del 2020 era apparso chiaro che, accanto ai due "pesi massimi" del sistema, andavano crescendo rapidamente le soluzioni alternative rispetto al factoring e all'anticipo fatture bancario: dal dynamic discounting in crescita del 400% anno su anno (seppur a quota di "soli" 100 milioni di euro di volumi transati), all'invoice trading in crescita del 23% - per complessivi 300 milioni di euro di crediti commerciali ceduti dalle aziende in cambio di liquidità su piattaforme come CashMe - a fronte del sensibile calo del 4% soluzioni come il reverse factoring verso quota 6,4 miliardi di euro.

    Tendenze confermate da un anno all’altro in attesa che anche l’ultimo bilancio venga depositato

    Numeri e tendenze che sembrano essere confermate anche per il 2021 (in attesa che tutte le aziende monitorate dall'Osservatorio abbiano depositato i propri bilanci): secondo quanto dichiarato da Federico Caniato, direttore dell'Osservatorio sulla Supply Chain Finance, il valore di mercato dei crediti commerciali ceduti tramite l'anticipo fatture bancario sembra essere rimasto stabile a quota 43 miliardi di euro, a fronte di una crescita del 5% del factoring (verso quota 57 miliardi), reverse factoring (+14%, per complessivi 7,2 miliardi), invoice trading (+7%), confirming (+58%), dynamic disconting (+200%), ancora sotto il miliardo. Oltre trecento miliardi di euro la quota di mercato non ancora servita da alcun operatore.

    La crescente importanza della sostenibilità nell’accesso ai servizi di supply chain finance

    I dati, tuttavia, raccontano solo una parte del cambiamento in atto nel settore: tra tutti quelli affrontati nel corso della conferenza, quello più importante secondo noi è quello relativo all'introduzione dei criteri ESG nella valutazione e selezione delle aziende eleggibili per le diverse soluzioni di supply chain finance. In particolare, è emerso chiaramente come la sostenibilità delle imprese dal punto di vista ambientale, sociale e di governance sia ormai diventata una variabile determinante nel premiare le aziende più virtuose facilitando la cessione dei loro crediti commerciali: tendenza che, ci auguriamo, possa emergere sempre più nettamente anche a livello di numeri e, soprattutto, di consapevolezza dell’intero mondo produttivo.

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  • Mariarosa Farinetti, Yotta Tecnologie: “con CashMe abbiamo potuto soddisfare le nostre esigenze finanziarie”

    Sul mercato da oltre 30 anni, primo Management Security Services Provider al 100% italiano e certificato ISO 27001, Yotta Tecnologie è un’azienda leader nel settore della Cyber Security e cliente CashMe dal 2020. Operativa su tutto il territorio nazionale, con sede a Torino in Corso Svizzera, l’azienda – che garantisce ai propri clienti la continuità del servizio, il rispetto delle norme aziendali e la protezione dai rischi finanziari legati alla sicurezza delle informazioni - è diventata cliente CashMe per poter smobilizzare rapidamente i propri crediti commerciali e far fronte alle esigenze di cash flow in un momento di forte espansione aziendale, come confermato dalla Chief Financial Officer Mariarosa Farinetti.

    Dottoressa Farinetti, quali sono i vostri clienti e come sono cambiate, nel tempo, le loro abitudini di pagamento?

    Le realtà che hanno scelto di affidarsi a Yotta Tecnologie sono principalmente grandi e medie organizzazioni le quali, nel recente periodo, hanno dovuto rispondere in tempi brevi alla necessità di potenziare i loro strumenti e le loro procedure per tutelare al massimo la sicurezza delle informazioni e la continuità del business aziendale. Contemporaneamente, hanno richiesto una maggiore flessibilità finanziaria nella gestione degli acquisti.

    Sono state queste le circostanze che vi hanno portato ad approcciarvi alla soluzione offerta da CashMe?

    Yotta Tecnologie si è trovata, in questo contesto, a dover gestire un improvviso e notevole aumento delle richieste di affiancamento nella progettazione e realizzazione del sistema di gestione della sicurezza delle informazioni. Il periodo di lavoro molto intenso ha avuto immediata ripercussione sulla parte finanziaria dell’azienda, che si è trovata a dover fronteggiare notevoli esigenze di cash flow utili ad aumentare la qualità e la quantità dei servizi offerti.

    Quali sono stati i risultati raggiunti grazie al nostro servizio di invoice trading?

    Grazie a CashMe, Yotta Tecnologie è riuscita a soddisfare le proprie accresciute esigenze finanziarie. Ottimizzare i tempi di cessione ci ha messo subito in condizione di gestire al meglio la destinazione dei flussi finanziari. La snellezza e la trasparenza del servizio offerto da CashMe ci ha consentito di arrivare ad una ottima collaborazione con i nostri clienti. Il fatto di poter contare su un rapporto diretto con il team di CashMe ci ha permesso, con il tempo, di “personalizzare” il servizio di trading invoice in base alle dimensioni e necessità dei nostri clienti.

    Quali sono secondo lei i vantaggi dell’invoice trading di CashMe rispetto ad altri servizi analoghi?

    Sicuramente il rapporto umano e l’attenzione al rating delle aziende: non solo quello finanziario, ma anche il “rating etico” che misura la qualità del lavoro e la professionalità delle persone che lavorano in un’impresa. Un concetto, secondo me, venuto meno con il passare degli anni agli occhi di molti operatori del settore finanziario più tradizionale ma che le persone che lavorano in CashMe hanno saputo far proprio e valorizzare, stabilendo in questo modo una relazione di fiducia in virtù di una selezione ottimale dei propri clienti.

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  • Anticipo fatture online: la risposta alle domande più comuni

    Uno dei dati più significativi emersi nel corso dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Fintech del Politecnico di Milano non riguarda tanto gli aspetti quantitativi delle nuove tecnologie applicate all’ambito finanziario quanto gli aspetti qualitativi: nel caso specifico, la fiducia, soprattutto quando si parla di anticipo fatture.
    Fiducia che, nel caso di determinati servizi finanziari, non è chiaro se sia conseguenza di una mancata conoscenza dei nuovi servizi o piuttosto l’abitudine, rafforzata di generazione in generazione, alle vecchie soluzioni: nel caso delle imprese con meno di dieci dipendenti la ricerca dell’Osservatorio non svela, infatti, i motivi per cui oltre sette piccole e micro imprese su dieci preferiscano ancora l’anticipo fatture bancario – che crea nuovo debito – in luogo della cessione pro soluto e definitiva dei crediti commerciali.

    Come funziona l'invoice trading e anticipo fatture online di CashMe

    Per usufruire dei servizi di anticipo fatture online sono sufficienti competenze digitali di base

    Dal nostro punto di osservazione “privilegiato”, in quanto azienda fintech specializzata nell’invoice trading, qualche risposta ci sentiamo in grado di darla: ad esempio, il fatto che ancora oggi ci capita di avere a che fare con clienti che scoprono solo a cose fatte la semplicità con cui è possibile effettuare l’anticipo fatture online, senza disporre di competenze digitali avanzate. Tutto quello di cui c’è bisogno è un computer, un browser per navigare, la capacità di inserire i dati aziendali e caricare le fatture sul portale di CashMe: conoscenze informatiche di base che qualunque imprenditore ormai possiede.

    Pur se avviene online, l’anticipo fatture con CashMe prevede sempre la presenza di un consulente

    Un certo tipo di informazione di massa, tuttavia, negli ultimi tempi ha insistito molto sulla tendenza di alcune aziende fintech all’automazione totale dei processi: un obiettivo forse più auspicato che effettivamente raggiunto, con la conseguenza che oggi anche noi ci ritroviamo ad avere a che fare con imprenditori “spaventati” dall’idea di essere sottoposti alla valutazione di algoritmi opachi e insindacabili. Eppure, non tutte le aziende fintech seguono la medesima strategia: noi di CashMe, ad esempio, abbiamo sempre garantito ai nostri clienti la possibilità di essere accompagnati in tutto il percorso da un consulente, proprio perché riteniamo che la competenza e l’intelligenza umana non possano essere sostituite da una macchina quando si lavora su aspetti fondamentali per la salute finanziaria di un’impresa.

    A differenza dell’anticipo fatture bancario, con l’invoice trading l’attenzione si sposta tutta sul debitore

    Infine, ma qui forse si tratta di una conseguenza della scarsa educazione finanziaria degli italiani ancor prima che degli imprenditori in senso stretto, l’anticipo fatture online nella modalità “invoice trading” non è esattamente la stessa cosa dell’anticipo fatture bancario: i servizi online come CashMe, infatti, sono pensati per effettuare la cessione del credito nella modalità pro soluto con il conseguente trasferimento del rischio finanziario associato a esso al loro acquirente.(cessionario) A differenza dell’anticipo fatture bancario, quindi, quello online non si traduce in un nuovo debito a carico dell’impresa, bensì in un’immissione di liquidità che consente di alimentare il flusso di cassa a breve termine e migliorare i principali indici di bilancio.

    Dal nostro “osservatorio”, per il momento, è tutto.

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  • Esaurimento fidi: dall’anticipo fatture all’invoice trading

    L'aumento è stato il più alto degli ultimi quarant'anni: parliamo dell'inflazione, che a gennaio ha raggiunto il 4,8% ai massimi dall'aprile 1996 secondo l'Istat, dovuta prevalentemente ai rincari dell'energia (ma non solo). L'aumento dei costi di gas, elettricità e materie prime porta già oggi le imprese ad aumentare i costi per i propri clienti, con il rischio di esaurire il fido bancario e non poter più ricorrere allo strumento dell'anticipo fatture o castelletto bancario per alimentare i propri flussi di cassa.

    invoice trading e anticipo fatture, le principali differenze
    I vantaggi dell'invoice trading rispetto all'anticipo fatture tradizionale.

    Esaurimento fidi bancari: quale potrebbe essere l’impatto dell’inflazione sull’anticipo fatture

    La dinamica, se non è ancora diventata la norma, potrebbe esserlo da qui ai prossimi mesi: con la crescita dei prezzi delle materie prime e dell'approvvigionamento energetico, molte aziende potrebbero essere costrette a riversare parte dei costi nelle fatture ai clienti finali. Fatture che però, potrebbero non essere utilizzabili per ottenere liquidità immediata dalle banche a causa di un importo totale maggiore rispetto alla media stimata per il fido bancario, calcolata in un periodo antecedente la dinamica inflattiva.

    Gli ostacoli all’ampliamento del fido per l’anticipo fatture o castelletto bancario

    In questo contesto, molte aziende potrebbero perciò non essere interessate o non essere in grado di estendere i limiti del fido bancario in tempo utile per alimentare i flussi di cassa tramite l'anticipo fatture: la richiesta di determinati documenti non immediati a reperirsi, la presentazione di un bilancio aggiornato e anzitempo potrebbero essere alcuni dei motivi validi per ostacolare le imprese nel richiedere un aumento del castelletto bancario, e adeguare i finanziamenti così ottenuti alle nuove esigenze finanziarie.

    Invoice trading: quando diventa uno strumento da preferirsi rispetto all’anticipo fatture

    L'invoice trading, al contrario dell'anticipo fatture e castelletto bancario tradizionale, nasce proprio per rispondere a questi problemi oggi sempre più frequenti, visto il venir meno delle moratorie sui prestiti e il ritorno più volte annunciato di una nuova "stretta" sul credito. Senza necessità di fornire ulteriori garanzie, infatti, le aziende possono cedere in modalità pro-soluto i propri crediti commerciali a investitori istituzionali tramite piattaforme online come CashMe, evitando di indebitarsi ulteriormente.

    Perché la finanza alternativa va intesa un servizio complementare al sistema bancario tradizionale

    Molte volte si ritiene che la finanza alternativa, come nel caso dell'invoice trading, possa fungere da sostituito vero e proprio del mondo bancario: al contrario, l’obiettivo che questo servizio si pone è quello di agire in maniera complementare alle istituzioni tradizionali, per fornire alle aziende sane ma in temporanea condizione di difficoltà un'alternativa rispetto ai tempi lunghi e alle rigidità dei processi più conosciuti. Un'alternativa, nel verso senso della parola, che permette quindi di guardare ai dati in arrivo giorno dopo giorno con un po' più di fiducia nel futuro.

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  • Green New Deal: sostegni pubblici e finanza alternativa per le aziende

    Decarbonizzazione dell'economia, economia circolare, riduzione dell'uso della plastica, rigenerazione urbana, turismo sostenibile, mitigazione dei rischi del cambiamento climatico: sono questi i sei ambiti di intervento per industrie, agroindustrie, imprese artigiane e specializzate in servizi all'industria o centri di ricerca che possono fare domanda di incentivo per ottenere i contributi previsti dal decreto attuativo del cosiddetto "Green New Deal", anche se non mancano le opzioni a disposizione per ottenere forme di finanziamento alternative al credito bancario per le aziende impegnate in questi settori.

    750 milioni di euro in dote dal Fondo italiano per la ricerca e l’innovazione nella transizione ecologica

    Dopo oltre due anni di attesa, a partire dalla legge di bilancio 2020 del governo Conte II, è stato infatti firmato il decreto attuativo che fissa a 750 milioni la dote del fondo italiano per la ricerca e innovazione nei settori della transizione ecologica. Di questi, 600 milioni sono destinati alla concessione delle agevolazioni in forma di finanziamento agevolato - a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle aziende della CDP - e 150 milioni in contributi a fondo perduto a valere sul Fondo crescita sostenibile, come riportato tra gli altri da un articolo del Sole 24 ore a firma di Carmine Fotina.

    I criteri di selezione per i progetti presentati dalle imprese che vogliono ottenere il sostegno del Fondo

    I progetti presentati dalle imprese nei sei settori dovranno avere spese e costi ammissibili tra i 30 e i 40 milioni, essere realizzati sul territorio nazionale e avere una durata compresa tra 12 e 36 mesi. Solo così, infatti, potranno accedere tramite la procedura a sportello, mentre per i progetti tra i 10 e 40 milioni è prevista la procedura negoziale, con ulteriori restrizioni per quelli superiori ai 15 e 20 milioni.

    L’importanza del sostegno alle PMI per incentivare la partecipazione alla “rivoluzione verde” in atto

    Da notare, in tutto questo, che oltre il 60% delle risorse nella fascia 3-10 milioni è stata riservata alle piccole e medie imprese e alle reti di imprese, e una sottoriserva del 25% alle micro e piccole imprese: un importo significativo che conferma come in questa fase di transizione verso la "rivoluzione verde" le policy governative siano impegnate a non lasciare nessuno indietro, offrendo al maggior numero possibile di aziende e operatori la possibilità di partecipare al cambiamento in atto.

    Il ruolo della finanza alternativa, complementare ai contributi pubblici e al credito tradizionale

    Infine, non va dimenticato che per le aziende attive sul fronte della sostenibilità sono previsti anche altri strumenti e canali di finanziamento non necessariamente legati all'intervento pubblico o all’iniziativa degli istituti di credito: noi di CashMe, in questo senso, ci siamo mossi per tempo e abbiamo da diversi mesi incentivato l'ingresso sulla nostra piattaforma di invoice trading di investitori istituzionali specializzati nel sostegno alle imprese che rispettano i criteri ESG, e che possono in questo modo ottenere più rapidamente e in maniera più flessibile liquidità dalla cessione pro-soluto dei propri crediti commerciali.

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  • Cristina Boscolo, Albis International: i motivi per cui abbiamo scelto CashMe

    Il nostro rapporto con CashMe continua all’insegna della fiducia e della collaborazione reciproca. Dopo quasi due anni di attività sulla piattaforma e di intenso scambio con il management team siamo riusciti a dare un taglio ancora più efficiente e personalizzato al servizio di invoice trading, su misura per le nostre necessità”. Con queste parole Cristina Boscolo, membro del CdA di Albis International, conferma la decisione dell’azienda piemontese specializzata nella produzione di tessuto non-tessuto in ambito sanitario di continuare a servirsi della piattaforma di CashMe, dopo i primi mesi di intensa collaborazione.

    Dottoressa Boscolo, quali sono state le novità più importanti del 2021 per Albis International?

    Come azienda specializzata nella produzione di tessuto non-tessuto a uso igienico e sanitario abbiamo vissuto un periodo di lavoro molto intenso, senza soluzione di continuità, caratterizzato da una serie di investimenti volti ad aumentare qualità e quantità dello sforzo produttivo da qui ai prossimi mesi.

    Un dettaglio degli impianti di Albis International, azienda specializzata nella produzione di tessuto non-tessuto in ambito sanitario e cliente CashMe.

    Quali aspetti di CashMe vi hanno convinto a proseguire nella collaborazione con noi?

    La flessibilità del servizio, innanzitutto, che abbiamo costruito insieme al vostro team dopo i primi mesi di “rodaggio” reciproco: in questo modo siamo riusciti ad arrivare a un processo di cessione dei crediti commerciali sempre più efficiente, snellendo alcune procedure e aumentando progressivamente i volumi di liquidità accessibili tramite la cessione pro-soluto delle fatture.

    Quali sono, secondo lei, le differenze rispetto a un servizio analogo offerto da altri fornitori?

    Sicuramente il fatto di poter contare su un rapporto diretto, immediato, con il management team di CashMe ci ha consentito di ridurre al minimo i tempi di cessione e di arrivare a una collaborazione ottimale per entrambi. Nulla di più lontano, in questo senso, dalle difficoltà e dalle modalità talvolta “farraginose” di comunicazione che spesso ho riscontrato con gli istituti di credito tradizionali.

    In che misura CashMe vi ha aiutato a superare la difficile situazione economica attuale?

    Come Albis International non abbiamo mai smesso di lavorare in questo periodo, anche se le previsioni riguardanti la crescita del costo degli approvvigionamenti energetici nel breve termine ci invitano alla prudenza: anche in questo caso, sono sicura che potremo contare su CashMe per far fronte ai picchi di produttività e di fabbisogno di liquidità con la stessa flessibilità e velocità dimostrata finora.

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  • Da oggi è online il nuovo sito di CashMe

    Un nuovo sito, una nuova newsletter, un nuovo blog per avvicinare sempre più imprenditori e investitori alle nuove forme di finanza complementare per la cessione pro-soluto dei crediti commerciali e al reverse digitale per il supporto alla filiera dei fornitori: questo è l'obiettivo che ci siamo dati quando abbiamo cominciato a progettare il nuovo sito di CashMe SpA, l'azienda fondata nel 2017 da un team di giovani professionisti e appassionati di fintech, diventata in breve tempo piattaforma di riferimento in Italia nel settore dell'invoice trading e anticipo fatture online e dal 2019 parte del Gruppo Finservice.

    Che cosa troverete nel nuovo sito di CashMe, dall’invoice trading all’evoluzione del reverse factoring

    Il nuovo sito è pensato innanzitutto per spiegare in maniera semplice e immediata come funzionano i nostri servizi a disposizione delle imprese, a partire dall'invoice trading per cui siamo principalmente conosciuti. La sezione "come funziona" spiega in pochi, semplici passaggi come registrarsi al sito e iniziare a caricare le proprie fatture sulla piattaforma proprietaria di CashMe, rispondendo alle domande più comuni che ci vengono poste e favorendo l'interazione con i nostri esperti e consulenti specializzati, via chat, in streaming, o prenotando un appuntamento presso la sede della propria azienda su tutto il territorio nazionale.

    Una sezione dedicata è stata riservata, inoltre, al servizio di CashMe Digital Reverse dedicato alle imprese che vogliono supportare la propria filiera di fornitori favorendo l’accesso alla liquidità da parte di questi ultimi tramite la cessione pro-soluto dei propri crediti commerciali attraverso la nostra nuova piattaforma online. Il blog, infine, attivo fin dalla nascita di CashMe, è stato completamente rinnovato nella grafica e nei contenuti per ospitare testimonianze, approfondimenti, analisi e notizie salienti sul mondo della finanza complementare al tradizionale sistema bancario in Italia e nel resto del mondo.

    La newsletter per scoprire il mondo della finanza complementare

    Il concetto di “finanza complementare”, in questo contesto, rappresenta un aspetto fondamentale per comprendere i grandi mutamenti in atto nel sistema finanziario e bancario in seguito alla diffusione delle nuove tecnologie: invoice trading, reverse digitale e altre tipologie di servizio sono infatti strumenti utili a fornire alle aziende un canale di finanziamento complementare e non alternativo a quello bancario, con l’obiettivo di ridurre i rischi di indebitamento eccessivo delle imprese, migliorare il rating e di conseguenza le possibilità delle imprese stesse di accedere a un credito maggiore e di miglior qualità in futuro.

    Per far sì che questi e altri concetti, solo apparentemente complessi, possano diventare patrimonio comune di una fetta più ampia della società produttiva e dei suoi potenziali investitori, abbiamo affiancato al nostro blog una newsletter mensile di approfondimento: per rimanere più facilmente aggiornati con le ultime notizie dal mondo fintech, per conoscere le testimonianze di coloro che si servono di servizi finanziari innovativi, per contribuire alla crescita e visibilità del settore di cui facciamo parte e che mai come in quest’ultimo anno ha dimostrato di poter svolgere un ruolo cruciale nella resilienza e ripresa economica di un intero Paese.

    Il team di CashMe

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  • Anticipo fatture: quando le banche rifiutano di concederlo

    Affidabilità dei clienti, situazione debitoria, età dell'impresa: sono queste le variabili che le banche valutano quando si trovano ad approvare una richiesta di anticipo fatture da parte di un'impresa cliente, soprattutto se quest'ultima è una piccola e media impresa. Variabili che possono mutare nel corso del tempo e far sì che l'anticipo fatture, altrimenti noto come "Fido per Anticipo Fatture" o anche "Castelletto Bancario", possa essere rifiutato da un istituto di credito con conseguente penalizzazione per l'azienda interessata.

    anticipo fatture banca
    Anticipo fatture in banca: i tre motivi più comuni per il riifuto

    Che cos’è l’anticipo fatture bancario e come viene erogato

    L'anticipo fatture viene erogato dalle banche per lo più su fatture che sono state emesse dall'azienda e non sono ancora state né incassate né sono scadute. A differenza dell'invoice trading, di cui parleremo a breve, l'anticipo delle fatture è una forma di finanziamento a breve termine che consiste nell'anticipo dell'importo delle fatture non incassate, e che può avvenire nella forma di mandato all'incasso o cessione del credito commerciale a titolo definitivo da parte dell'istituto di credito che concede il fido per l'anticipo.

    Estinzione del fido e ostacoli burocratici dell’anticipo fatture

    Nei casi più comuni, l'anticipo fatture può essere estinto prima della scadenza del prestito o può essere soggetto a una proroga nel caso in cui l'incasso non avvenga entro i tempi previsti a causa di ritardi o insolvenza del debitore. Se l'obiettivo di chi richiede l'anticipo fatture rimane quello di ottenere liquidità immediata, i tempi della pratica (soprattutto in occasione della prima richiesta) e della burocrazia e le variabili menzionate all'inizio di questo articolo possono rallentare oltre modo la concessione del fido.

    Quando l’anticipo fatture può essere rifiutato

    In particolare, quando l'affidabilità dei clienti dell'impresa non viene ritenuta sufficiente dalla banca, oppure la situazione debitoria dell'azienda che fa richiesta di anticipo fatture alla banca è in temporaneo peggioramento, oppure la stessa azienda è di nuova costituzione, la richiesta di un fido per l'anticipo fatture può andare incontro a un secco rifiuto. Da notare, infine, quanto non sia un’operazione immediata oggi calcolare i tassi effettivi pagati sull'anticipo fatture, a causa di numerose commissioni e spese inclusi nel contratto stipulato tra la banca e il cliente.

    Cosa fare quando l’anticipo fatture viene rifiutato dalle banche

    In questo contesto, da alcuni anni è operativa sul mercato CashMe Spa che con il suo servizio di invoice trading online consente di ottenere liquidità immediata dalla cessione delle fatture a investitori istituzionali senza passare per il canale bancario. Senza alcuna garanzia richiesta e senza segnalazioni in centrale rischi, l’invoice trading oggi rappresenta l’alternativa all’anticipo fatture del sistema bancario pur senza essere uno strumento alternativo tout court agli istituti di credito tradizionale: piuttosto, uno strumento complementare per quelle PMI sane e meritevoli di sostegno che possono così sedersi al tavolo di confronto con i propri istituti di credito di riferimento da una posizione di maggiore forza negoziale.

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  • Invoice trading in Italia: i dati del Politecnico di Milano

    Strumenti importanti per condurre le PMI verso un riequilibrio della propria struttura finanziaria e sostenere la crescita, gli investimenti, le acquisizioni di tecnologie e competenze: con queste parole si apre la quarta edizione del Quaderno di ricerca sulle piattaforme di finanza alternativa per le piccole e medie imprese del nostro Paese, curata dal Politecnico di Milano con Unioncamere e Innexta, che fotografa in maniera tanto più possibile puntuale lo sviluppo di settori quali l'invoice trading online in cui opera CashMe SpA.

    Oltre due miliardi di euro mobilitati solo nel primo semestre 2021 dalle piattaforme di finanza alternativa italiana

    In un contesto di generale crescita del settore, passato dai 2,5 miliardi di euro di volumi di un anno fa agli oltre due miliardi di euro mobilitati dalle piattaforme di finanza alternativa solo nel primo semestre 2021, l'invoice trading online per lo smobilizzo di fatture commerciali acquisite da soggetti non bancari si conferma un canale fondamentale per "assicurare liquidità al sistema" produttivo italiano. Il valore totale dei flussi di finanziamento dell'invoice trading è passato infatti dai 555,1 milioni di euro del primo semestre 2020 a quota 712,3 milioni nel secondo semestre dall'anno scorso, attestandosi a 536,1 milioni nel primo semestre 2021 (a causa dei ritardi di chiusura dei bilanci e al venir meno di alcune piattaforme).

    L’invoice trading è lo strumento più utilizzato quale alternativa al tradizionale credito e anticipo fatture bancario

    Secondo i dati della ricerca, pubblicata pochi giorni fa e relativa alle operazioni concluse entro il 30 giugno di quest'anno, l'invoice trading risulta essere lo strumento "relativamente più utilizzato" tra tutti gli strumenti di finanza alternativa al credito bancario a disposizione delle PMI del nostro Paese. Un risultato raggiunto in parte grazie alla presenza di un numero crescente di fondi specializzati nell'investimento in crediti commerciali, prevalentemente esteri, in parte a causa della crescita del tempo medio di pagamento delle fatture nel B2B (da 49 a giorni, secondo i dati Intrum per il nostro Paese), che portano molte aziende a esplorare soluzioni alternative al tradizionale anticipo fatture bancario.

    Il profilo tipico della piccola e media impresa che si serve di piattaforme di invoice trading come Cashme, secondo il Politecnico

    Ma chi sono le PMI che fanno uso di strumenti di invoice trading? Uno dei tanti pregi della ricerca del Politecnico, a cui CashMe ha partecipato in quanto piattaforma specializzata in questo settore e in quello del reverse factoring, è quello di gettare una luce su un folto gruppo di imprese solitamente lontano dai riflettori delle cronache: aziende in forte crescita che ottengono commesse di dimensioni rilevanti e difficilmente finanziabili tramite i fidi esistenti o in uscita da procedure come concordati sono i profili più noti tra i clienti del nostro settore, anche se è frequente trovare imprese che decidono di servirsi dell'invoice trading online solamente per sfruttare la flessibilità di cessione delle fatture e l'assenza di segnalazioni in centrale rischi.

    L’invoice trading offre alle aziende uno strumento negoziale aggiuntivo, verso le banche e verso i pagatori meno puntuali

    Da non sottovalutare, infine, un aspetto del servizio che forse per la prima volta questa ricerca ha messo in evidenza: ovvero il fatto che la cessione del credito a un investitore istituzionale porta l'impresa "ceduta" a prestare maggiore attenzione ai tempi di pagamento nei confronti di operatori finanziari specializzati, che nella modalità di cessione pro soluto prendono il posto dell'impresa cedente assumendosi i rischi di mancato pagamento. Un vantaggio, quest'ultimo, che può in prospettiva rafforzare la posizione delle aziende che si servono dell'invoice trading non solo dal punto di vista finanziario, ma anche della propria capacità negoziale verso banche e clienti meno puntuali di altri quando si tratta di pagare, in ragione della disponibilità di alternative di immediato utilizzo rispetto alle soluzioni abituali.

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  • Massimo Lorenzo Destefanis (Bosio Family Estates): l’invoice trading per battere i concorrenti sul tempo

    Dal 1967 a oggi l'azienda Bosio Family è andata incontro a innumerevoli cambiamenti ed evoluzioni, soprattutto da quando Luca Bosio - terza generazione di questa famiglia di produttori di Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo - ha iniziato a dedicarsi interamente a quest'ultima, portando con sé la consapevolezza di avere tra le mani un'impresa di enorme potenziale. Da qui al successo in USA e Asia attraverso nuovi prodotti come il cocktail "Tropical Moscato" all'espansione in Italia con l'acquisto della cantina Bel Colle di Verduno, nell'area del Barolo, il passo è stato breve. Ad oggi, Bosio Family Estates è un marchio riconosciuto nel settore e un'azienda di successo che impiega circa trenta persone, con grandi riconoscimenti da parte dei migliori recensori del mondo del vino.

    Massimo Lorenzo Destefanis, responsabile amministrativo e finanziario di Bosio Family Estates

    Cliente di CashMe dal 2021, Bosio Family Estates è andata incontro a un momento di forte rinnovamento degli impianti per le rinnovate necessità produttive (e per proteggere e preservare la qualità del prodotto). "La nostra - commenta Massimo Lorenzo Destefanis, responsabile amministrativo e finanziario - è una continua ricerca di qualità e territorialità. Puntiamo molto sul dare un senso di territorialità e precisione stilistica, soprattutto nei nostri vini Cru di Monvigliero e Pajoré, oltre a educare il consumatore finale a riconoscere gli aspetti e le caratteristiche dei nostri vitigni e vigneti. La passione per il territorio accresce il nostro senso di responsabilità e conservazione, e per questo da due anni l'azienda si è impegnata nella produzione di vini biologici che hanno come obiettivo la sostenibilità e la maggior tutela della salute del consumatore”.

    Dottor Destefanis, come siete venuti a conoscenza di CashMe?

    Un consulente di Gruppo Finservice ha portato alla nostra attenzione la disponibilità del servizio di invoice trading online di CashMe Spa, società del Gruppo, per ottenere disponibilità di liquidità monetaria tramite la cessione dei crediti pro-soluto, al fine di far fronte ai nuovi investimenti di Bosio Family Estates, utili nell'ottica di un ulteriore incremento della produzione.

    Luca Bosio, terza generazione della famiglia di produttori di Santo Stefano Belbo

    Quali sono i vantaggi di CashMe per un'azienda come Bosio Family Estates?

    Da sempre la Bosio Family Estates è conosciuta come altamente affidabile. Disponendo di più liquidità, l'azienda ha potuto pagare i fornitori in anticipo, ottenendo in questo modo sconti maggiori e ricevendo in tempi ridotti la merce necessaria, così da poter essere sul mercato prima della concorrenza.

    Che cosa si potrebbe fare per aumentare la diffusione dell'invoice trading?

    Meeting, scambi e riunioni tra aziende, anche provenienti da settori diversi. Più pubblicità, anche, per far conoscere un prodotto utile all'integrazione monetaria aziendale.

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  • Dal Fondo Impresa Donna all’invoice trading: sempre più opzioni per le imprenditrici

    Mentre la creazione di nuove imprese femminili stenta a tornare ai livelli raggiunti nel 2019, si moltiplicano gli strumenti tradizionali e innovativi per consentire alle donne imprenditrici o aspiranti tali di accedere al credito a partire da migliori condizioni.

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  • Dal private debt all’invoice trading: crescono le opportunità per le PMI

    Record storico di raccolta e investimenti del settore private debt italiano secondo i dati elaborati da Deloitte e AIFI, ma non mancano ulteriori opportunità per le PMI che necessitano di liquidità immediata.

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  • CashMe e Nexus International sostengono le PMI che vendono all’estero

    I clienti di CashMe e Nexus International, società del Gruppo Finservice, possono ricevere un sostegno nella loro attività di internazionalizzazione grazie all’invoice trading online.

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  • Fintech: il 2021 mette il turbo agli investimenti nel settore

    I dati dei primi sei mesi di investimenti globali nel settore fintech secondo quanto elaborato dagli analisti di KPMG, e l’importanza delle partnership tra startup e aziende tradizionali per favorire l’accesso di imprese e consumatori a servizi finanziari innovativi e complementari al sistema finanziario “tradizionale”.

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  • Invoice trading: l’Italia ai primi posti in Europa

    Secondo l’ultimo report del Cambridge Center for Alternative Finance il nostro Paese è ai primi posti in Europa per volumi di finanziamento erogati alle imprese tramite invoice trading online.

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  • Imprese e prestiti garantiti: la ricerca di un’alternativa per la liquidità

    Malgrado la possibilità di proroga delle moratorie garantite dallo Stato, per le imprese è già cominciato il ritorno alla normalità e in questo contesto l'invoice trading consente di soddisfare il bisogno di liquidità senza aumentare ulteriormente l'esposizione verso le banche.

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  • Invoice trading e ESG: su CashMe gli investitori sostengono le PMI sostenibili

    L'attenzione di CashMe nei confronti della sostenibilità delle aziende si conferma con la presenza di un investitore specializzato nell’acquisto di crediti commerciali ESG-compliant da parte delle PMI.

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  • Per le aziende in concordato preventivo un aiuto arriva dall’invoice trading

    L'invoice trading consente anche alle aziende in concordato preventivo di ottenere liquidità immediata dalla cessione dei crediti commerciali pendenti, senza i vincoli del factoring tradizionale e con tempistiche ridotte per venire incontro alle esigenze delle imprese in difficoltà.

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  • PMI e credit crunch: quali sono le regioni dove gli NPL crescono di più

    Si moltiplicano i segnali di una prossima contrazione del credito nei confronti delle piccole e medie imprese, come dimostrano i dati sulla crescita degli NPL su base regionale.

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  • I clienti di Gruppo Finservice scoprono i vantaggi di CashMe

    CashMe è la società del Gruppo Finservice specializzata nell'invoice trading e reverse factoring online, servizi fintech sempre più spesso utilizzati e apprezzati dalle aziende già clienti del Gruppo.

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  • PMI e accesso al credito: la situazione un anno dopo

    Una interessante sintesi della direttrice osservatorio innovazione digitale nelle PMI di Osservatori Digital Innovation, Giorgia Sali, su come sono cambiate le modalità di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese italiane nel corso dell'ultimo anno, e che cosa resta ancora da fare.

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  • Dalla finanza alternativa un aiuto per accedere a un credito migliore

    Secondo Giordano Guerrieri, CEO di Soluzione Funding, la finanza alternativa non va intesa come una scorciatoia per le imprese sottocapitalizzate: un approccio che abbiamo da sempre fatto nostro nel fornire alle PMI uno strumento complementare e non sostitutivo degli strumenti finanziari tradizionali.

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  • Cessione del credito pro soluto: come accelerare i tempi di incasso

    Grazie al servizio di invoice trading è possibile oggi concludere la prima cessione pro soluto di un credito commerciale entro sette giorni dalla prima registrazione, rispetto alle diverse settimane richieste da istruttorie bancarie e dai servizi di factoring tradizionale.

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  • Imprese e rating a rischio: i consigli di Studio Temporary Manager

    Alberto Cerini, partner di Studio Temporary Manager Spa, commenta sul nostro blog i risultati dell’analisi sui bilanci di oltre 70 mila aziende italiane e le misure da prendere nell’immediato contro il peggioramento del rating, con un’attenzione particolare ai nuovi strumenti di finanza alternativa.

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  • Liquidità: le imprese tra prestiti “garantiti” e strumenti alternativi

    Sono numerose le imprese che, pur vedendo calare il proprio fatturato, non hanno richiesto sostegno pubblico per la liquidità e il credito: tra queste ci sono anche i clienti delle piattaforme di invoice trading.

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  • Vendite a credito e pagamenti dilazionati: PMI sempre più sotto pressione

    Mentre raddoppia la percentuale di PMI che accetta pagamenti delle fatture oltre i 90 giorni, cresce in maniera significativa la percentuale di quelle che ricorrono alla vendita a credito verso il mercato domestico.

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  • Invoice Trading: oltre un miliardo di euro di finanziamenti alle PMI italiane

    L’invoice trading sempre più protagonista del settore della finanza alternativa in Italia, secondo i dati raccolti dal terzo quaderno di ricerca sul settore a cura del Politecnico di Milano.

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  • Bilancio di fine anno: per le PMI un aiuto arriva dell’invoice trading

    Grazie all’invoice trading, le PMI che si avviano alla chiusura del bilancio d’esercizio possono cedere i crediti commerciali senza aumentare il debito finanziario, nell’ottica di migliorare il rating dell’azienda.

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  • Cresce il rischio di “credit crunch”: quali sono le alternative per le PMI

    L’introduzione di regole più restrittive per le banche sui crediti deteriorati rischia di avere un effetto negativo sull’erogazione del credito verso le PMI: ecco perché è importante conoscere fin da subito le possibili alternative al canale bancario.

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  • Fintech: il futuro passa per l’integrazione con i player non finanziari

    È questo uno dei trend emergenti del settore fintech secondo l’ultimo studio di Cb Insight: la collaborazione tra startup e aziende non finanziarie.

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  • Dalla finanza all’economia reale: PIR e invoice trading a confronto

    In attesa della rilancio dei PIR tradizionali e dell’avvio dei PIR alternativi, l’invoice trading consente già oggi alle PMI quotate e non quotate di ricevere liquidità immediata da investitori istituzionali qualificati.

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  • Dai corporate bond all’invoice trading: imprese in cerca di liquidità

    Emissioni record di obbligazioni da parte delle imprese americane ed europee: per le PMI, tuttavia, la raccolta di liquidità prudenziale in un contesto economico incerto passa necessariamente attraverso altri strumenti, non solo bancari.

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  • Factoring: tre motivi per scegliere l’invoice trading

    Factoring o invoice trading: quale scegliere? A uno sguardo non specializzato i due strumenti sembrano essere molto simili tra loro: entrambi si rivolgono alle imprese, prevalentemente PMI, interessate a cedere i propri crediti commerciali in cambio di liquidità immediata, per finanziarie il proprio capitale circolante senza dover ricorrere all’indebitamento bancario.

    Nella realtà i due strumenti presentano importanti differenze. Tralasciando gli aspetti più propriamente giuridici, il factoring è a tutti gli effetti un contratto con cui una impresa cede a una società terza (sia essa una banca, o un intermediario finanziario) i propri crediti esistenti o futuri. Il factor, in questo senso, deve essere una società o un ente iscritto in un apposito albo della Banca d’Italia, mentre l’invoice trading prevede la cessione diretta dei crediti a un investitore istituzionale tramite una piattaforma online.

    Nessuna segnalazione in centrale rischi con l’invoice trading

    La cessione dei crediti tramite factoring prevede necessariamente una segnalazione dell’impresa cedente il credito in centrale rischi, dal momento che il “factor” è a tutti gli effetti un intermediario finanziario. L’utilizzo di una piattaforma di invoice trading, come CashMe, non prevede al contrario alcuna segnalazione in centrale rischi: inoltre, la cessione del credito pro-soluto ha come effetto immediato quello di liberare la liquidità immobilizzata e migliorare di conseguenza il rating bancario dell’impresa cedente.

    Tempistiche più snelle rispetto al factoring

    Le procedure del factoring, ormai consolidate, prevedono una serie di adempimenti burocratici “offline” che fanno lievitare i tempi dell’operazione: dal momento del primo incontro al momento dell’istruttoria possono volerci anche diverse settimane, rispetto alle 48 ore di una piattaforma di invoice trading (dove tutta l’operazione può svolgersi interamente online). Anche l’erogazione di liquidità è molto più rapida in questo secondo caso: in genere entro 3-4 giorni lavorativi dalla cessione del credito, a fronte dei 15 giorni abituali di un’operazione di factoring.

    Maggiore flessibilità nella scelta dei crediti da cedere

    La terza e ultima differenza fondamentale tra il factoring propriamente detto e l’invoice trading è nella maggiore flessibilità di quest’ultimo strumento. Se le società di factor sono solite lavorare per esclusiva, richiedendo la cessione dell’intero fatturato generato da un determinato cliente o pacchetto di clienti, l’invoice trading consente di cedere sia una sola fattura, sia di strutturare accordi di cessione ripetitiva, a seconda del bisogno e della convenienza dell’impresa cedente. Senza, tuttavia, vincolare l’azienda all’una o all’altra scelta.

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  • PMI e merito creditizio: cambio di passo con l’invoice trading

    Nel momento di massima crisi economica, dovuta alla pandemia, l’invoice trading può diventare un utile alleato delle PMI in difficoltà e in cerca di liquidità immediata.

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  • Prestiti alle PMI: le garanzie e l’alternativa dell’invoice trading

    Quali sono le garanzie per i prestiti alle PMI previsti dal Decreto Liquidità, e quale potrebbe essere il ruolo dell’invoice trading nel fornire un supporto alternativo alle esigenze finanziarie delle imprese.

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  • CashMe: l’attività continua, anche in “smart working”

    Come ci siamo organizzati per tutelare la salute dei nostri dipendenti e rispondere alle esigenze delle nostre aziende clienti durante questo periodo di emergenza nazionale.

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  • L’anno in cui le PMI di tutto il mondo scoprirono il fintech

    Oltre un quarto delle piccole e medie imprese a livello globale ha già fatto uso di servizi fintech in alternativa ai tradizionali canali bancari nel 2019. Ecco il perché di una rivoluzione.

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  • CashMe: dietro le quinte di una piattaforma di invoice trading

    Oltre il “collo di bottiglia” dell’anticipo fatture bancario: come funziona una piattaforma di invoice trading online e cosa serve per iniziare subito a cedere i propri crediti commerciali pendenti.

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  • PMI: l’anticipo fatture online per sostenere l’export

    Per far fronte ai possibili ritardi nei pagamenti dei crediti commerciali pendenti da parte dei clienti esteri, l’anticipo fatture online oggi costituisce un’alternativa al tradizionale canale bancario.

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  • Maurizio Montini, MEM Srl: più potere contrattuale con l’invoice trading

    Rodengo Saiano, Brescia. È qui che, lungo la strada che dal capoluogo lombardo raggiunge il Lago d’Iseo, ha sede dal 2006 la M.E.M. (Montaggi Elettrici e Meccanici) SRL, co-fondata da Maurizio Montini e attiva in tutto il mondo nell’installazione e manutenzione di impianti elettrici, meccanici e idraulici.

    Esempio di eccellenza italiana nata grazie allo spirito d’iniziativa di professionalità collaudate e attive nel settore da decenni, M.E.M. SRL ha un fatturato di 5 milioni di euro ed è cliente CashMe da un anno per la cessione di crediti commerciali pendenti verso investitori istituzionali tramite la formula pro-soluto.

    Sig. Montini, in quali settori opera M.E.M. Srl?

    Impiantistica industriale, elettrica, alimentare, metallurgica e di prodotti chimici e petroliferi. Ci occupiamo dell’installazione, manutenzione e controllo dei macchinari. L’azienda, nata nel 2006, vanta oggi una rete di oltre ottanta tra impiegati e collaboratori, che si spostano a seconda delle esigenze dei nostri clienti.

    Quali sono i vostri principali clienti?

    Lavoriamo per lo più con clienti italiani, attivi in tutto il mondo: Alfa Acciai Spa, Alges Srl, Cometal Engineering Spa, Evolut Spa, FBG Srl , Harsco Environmetal Srl, IMG Srl, Innospec Performance Chemicals Italia s.r.l., Metra Spa, Remazel Spa, SMS Group S.p.A, Timken Italia Srl, Tiesse Robot Spa, Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A. e altri. Con quest’ultimo, in particolare, stiamo pianificando la realizzazione di un grande impianto di estrusione a Phoenix, in Arizona (USA).

    Qual è il suo ruolo in azienda?

    Il mio percorso professionale nel settore è stato quello di dipendente, fino al 2005, con ruoli di operaio, caposquadra, capocantiere, responsabile del personale. Nel 2006, insieme ad altri cinque tra amici e colleghi si è presentata l’opportunità di creare M.E.M. Srl, di cui sono ancora oggi l’amministratore unico, mentre gli altri soci rivestono ruoli operativi, ciascuno nel proprio settore di competenza.

    MEM Srl, la sede dell'azienda a Rodengo Saiano (Brescia)

    Come è nata la collaborazione con CashMe?

    Con CashMe abbiamo iniziato a collaborare verso la fine del 2018, in un momento in cui stavamo cercando un canale di finanziamento alternativo rispetto al credito bancario. Dopo le prime prove, nel corso del 2019 il rapporto di collaborazione si è ulteriormente rafforzato.

    Quali sono i vantaggi di CashMe per la vostra azienda?

    Siamo rimasti favorevolmente colpiti dalla flessibilità e velocità con cui vengono espletate le pratiche di cessione delle fatture. Ottimo anche il supporto a livello informativo. Dopo aver utilizzato la piattaforma per la cessione di alcune fatture dei nostri clienti storici e consolidati, ora stiamo pensando di allargare il raggio d’azione anche ai crediti commerciali pendenti verso altre società.

    Quanto è diffusa la conoscenza di questo strumento di finanza alternativa tra gli imprenditori, secondo lei?

    Molto più di quanto lo fosse un anno fa. A inizio 2019 parlare di cessione del credito pro-soluto era ancora visto come un’inutile complicazione. Oggi sta crescendo la conoscenza del sistema e dello strumento, anche nell'ottica di riequilibrare i rapporti in essere con le banche: finché queste ultime erano gli unici interlocutori sul mercato del credito l’imprenditore non aveva margine di manovra, ora che esistono soluzioni alternative abbiamo anche noi uno strumento in più di contrattazione.

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  • Invoice trading e crowd-lending: quale scegliere per la tua impresa

    Invoice trading e lending crowdfunding sono soluzioni alternative ai tradizionali canali bancari per le esigenze di liquidità delle imprese nel breve e medio periodo. Vediamo perché.

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  • Finanza alternativa: dove il mercato cresce più rapidamente, e perché

    Secondo l’ultimo report del Cambridge Center for Alternative Finance e Banca Mondiale esiste una correlazione positiva tra regolamentazione e sviluppo della finanza alternativa in un determinato Paese.

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  • CashMe: un primo bilancio di quest’anno

    Cresce il nostro team, aumentano gli investitori istituzionali, l’invoice trading guida la crescita della finanza alternativa in Italia: il bilancio di metà anno di CashMe, a firma di Marcello Scalmati.

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  • Invoice trading, trade receivables – An alternative investment in a world of low rates

    After the global financial crisis of 2008 a mix of factors, among those the central bank’s expansive monetary policy, have created a challenging investment environment.

    With low rates in the bond market and a stock market at its highest, investors need to find alternative investment solutions. Invoice trading is one of them, providing a new, high return, secured, short-term asset class.  This was the subject analyzed by Fermat Capital Management in the study conducted by Adam Dener and published on November 2017. It refers to the U.S. market but we believe it perfectly applies also to the European one.

    Monetary policy and regulation post the Global Financial Crisis (GFC) have created a challenging investment environment [..]. Low interest rates have resulted in an increase in fixed rate, long-term product issuance and a decrease in floating rate, short-term product issuance. This has left investors exposed to reduced asset prices and potential mark-to-market losses, as well as increased default risk as interest rates rise.

    With limited short-term product available, investors have been forced to manage short-term money primarily through investments in U.S. Treasury securities and Money Market Funds (MMFs). However, due to changes in the Federal Reserve’s monetary policy and commercial bank re-regulation, investors are facing increased competition with central and commercial banks for access to U.S. Treasury securities, as well as reduced options for investments in MMFs […] These changes have created a gap in investment portfolios, leaving unmet demand for floating rate, short-term products that are non-financial or government exposed. Investors therefore seek diversification away from fixed-rate, long-term products, U.S. Treasury securities and MMFs through alternative forms of investment.

    One area of consideration for investors is trade finance [in all its variation, among those invoice trading] […]. This product offers investors the opportunity to invest in high quality, short term, non-financial credit risk in a floating rate product, which makes it particularly attractive for institutional investors in today’s challenging investment environment.

    Trade finance broadly describes activities that involve financing and risk mitigation related to import/export, one flavor of which is account receivable and payable financing, commonly via purchases of receivables, loans against receivables or insurance against receivables. A specific form of trade finance, commonly referred to as confirmed receivable purchase (CRP) [or invoice trading], provides an attractive form of alternative credit investment for investors to consider.

    receivable purchase transaction

    In a CRP [invoice trading], an account receivable is typically created as the result of a commercial trade transaction between a corporate obligor and supplier.

      • An investor then agrees to purchase the receivable from the supplier early at a discount and upon the maturity of the receivable the investor is paid directly by the obligor (Figure 6).
    • Additionally, the obligor typically waives their right to set off against the supplier and commits to paying the investor in full upon maturity. This is the “confirmed” part of the CRP [invoice trading], whereas an unconfirmed receivable purchase is one where the obligor does not acknowledge the sale of the receivable and therefore payment upon maturity flows through the supplier, introducing additional layers of risk to an investor. […]

    Additionally, CRPs [invoice trading] tend to offer an attractive risk-adjusted yield. One way to determine this relative value is to compare CRPs [invoice trading] with corporate bonds for a single obligor. There are a few primary factors driving this attractive relative value.

    • The first is that pricing for CRPs is not solely linked to the primary credit risk of the obligor. This is because the discount rate at which an investor offers early payment to a supplier is linked to a number of factors, including the cost of capital of the supplier as well as the obligor while the credit risk is solely that of the obligor. Using the example presented in Figure 6, Wilmar most likely has a higher cost of capital than Kellogg’s (Wilmar is unrated while Kellogg’s has an investment grade rating), therefore investors are paid a higher discount rate than if they were providing an early payment to Kellogg’s. […]
    • With limited high quality, short-term products available, CRPs [invoice trading] can offer high quality corporate credit risk in a floating rate, short-term form.
    • And while there are significant and individualistic considerations that still must be taken into account, these features along with their attractive risk-adjusted yield make CRPs [invoice trading] an appealing alternative product for institutional investors to consider, particularly in the difficult environment investors currently and will continue to face.
    Source: Fermat Capital Management LLC

    CashMe is one of the leading Italian invoice trading marketplace allowing SMEs to get funded against outstanding trade receivables.

    All invoices traded are subject to confirmation by the debtor and CashMe manages all the steps of the process ranging from the seller due diligence, to the debtor risk assessment, to the monetary transaction (thanks to a payment institution partner), to the credit collection. Generally the seller receives an advance payment equal to the 90% of the face value, and then the settlement of 10% minus the discount is paid upon maturity.

    Since inception CashMe experienced a:

    • gross yield of 11,83%
    • a significantly low default rate (completely recovered thanks to the credit insurance policy)
    • an average duration per invoice of 66 days
    • an average invoice face value of € 40.000

    For further details (loanbook, stats, etc) please contact us at info@cashme.it.

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  • L’invoice trading: cos’è e come funziona la soluzione fintech per le imprese

    L’invoice trading continua a raccogliere adesioni con una tendenza continuamente in crescita.

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  • Le PMI e l’inarrestabile morsa del credit crunch

    La stretta creditizia bancaria non concede tregua alle PMI italiane: nonostante la ripresa, le banche continuano a frenare le erogazioni alle imprese.

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  • Il factoring e l’invoice trading come strumenti per migliorare il rating della propria azienda

    L'invoice trading ed il factoring pro soluto consentono non solo di generare liquidità per soddisfare le esigenze di cassa della propria impresa, ma anche di migliorarne il rating bancario. Il tema diventa di estrema attualità in vista della chiusura del bilancio di esercizio.

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  • Il factoring cresce sempre di più in Italia

    Il factoring nelle sue diverse forme è un’opzione sempre più popolare tra le PMI alle prese con la stretta creditizia delle banche.

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  • Il credit crunch in Italia: le banche chiudono i rubinetti del credito alle imprese

    Il credit crunch, ovvero la contrazione delle erogazioni di prestiti da parte delle banche, verso le piccole e medie imprese rallenta la ripresa economica italiana.

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  • La fatturazione elettronica: l’Italia “risparmia” e diventa digital

    Le imprese italiane si orientano sempre di più verso la dematerializzazione e la standardizzazione dei processi, conseguenze di un’efficace integrazione delle tecnologie digitali.

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  • Il fintech in Italia: le prospettive nel 2017

    Il 2017 sembra finora riconfermare l’enorme crescita che il settore fintech ha registrato durante tutto il 2016: nonostante oscillazioni dei mercati e incertezze di natura politica, si attendono risultati positivi.

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  • Il factoring in Italia: come funziona la cessione del credito nel nostro Paese

    La cessione dei crediti tramite factoring consente alle PMI di accedere a liquidità immediata senza passare dalle banche: anche in Italia il settore cresce con diverse formule, tra cui l’invoice trading.

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  • Finanza alternativa: cosa resta da fare in Italia

    Il sistema normativo che disciplina il settore della finanza alternativa è ancora estremamente frammentato sia a livello italiano che nel resto dell’Europa, con poche eccezioni. Ma le opportunità e il potenziale di crescita ci sono.

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  • Invoice trading: un finanziamento alternativo per l’anticipo fatture

    L’invoice trading consente alle imprese di monetizzare le proprie fatture cedendole a investitori privati, migliorando la solidità finanziaria della propria azienda e superando la stretta bancaria sul credito.

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  • PMI: quanto costa (davvero) il ritardo nei pagamenti

    Il ritardo nei pagamenti alle piccole e medie imprese è uno dei problemi maggiori e più sentiti, anche nel Regno Unito.

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  • La finanza alternativa non è sinonimo di crowdfunding

    Gli ultimi dati sullo stato del crowdinvesting in Italia, rilasciati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano, evidenziano la crescita dell’invoice trading a fianco delle piattaforme di equity e lending crowdfunding, segno di una maggiore diversificazione del settore della finanza alternativa anche nell’ecosistema italiano.

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  • Cessione dei crediti: anticipo fatture e factoring a confronto

    La cessione del credito consiste in un accordo con il quale il diritto a un credito, vantato solitamente tramite una frattura commerciale, viene ceduto dal detentore a una terza parte, che ne diventa il titolare. La pratica è disciplinata dall’articolo 1260 del Codice civile e seguenti, e può avvenire a titolo gratuito o a titolo oneroso: nel secondo caso il credito viene ceduto verso il pagamento di un corrispettivo dall’acquirente al creditore originario, che deve garantire di essere l’unico proprietario dello stesso.

    Anche le aziende possono cedere i propri crediti nell’esercizio dell’attività d’impresa a banche, ad intermediari finanziari oppure ad altri soggetti, purché il loro oggetto sociale non preveda altrimenti.

    La cessione del credito è l’istituto giuridico che sottende tanto l’anticipo fatture bancario quanto il factoring. Queste due attività tuttavia presentano molteplici differenze tra loro:

    Anticipo fatture

    L’anticipazione del credito tramite la cessione delle fatture rappresenta per le imprese un metodo efficace  per reperire liquidità, spesso per far fronte a momenti di crisi e spese straordinarie, senza dover ricorrere a un vero e proprio finanziamento bancario, oppure quando questo viene negato.

    Purtroppo già in fase d’accesso a questo strumento le piccole e medie imprese possono incontrare difficoltà a causa dell’atteggiamento sempre più prudenziale tenuto da molti istituti, già in notevoli difficoltà a causa degli oltre 200 miliardi di Euro di crediti in sofferenza oggi esistenti in Italia. Tali rifiuti inoltre finiscono per penalizzare maggiormente le PMI in un mercato del credito sempre più polarizzato dove le piccole imprese non ricevono più i capitali di cui avrebbero bisogno mentre le aziende di grandi dimensioni beneficiano spesso di tassi prossimi allo 0%   nonostante, secondo quando riportato da un’indagine della CGIA Mestre, l’80% delle sofferenze bancarie sia dovuto proprio a quelle di grandi dimensioni.

    Vediamo ora come funziona in dettaglio la cessione del credito: il contratto non necessita del consenso del debitore (purché non sia stato preliminarmente vietato) ma richiede la notifica della cessione allo stesso, in modo che sia messo in condizione di poter pagare al titolare corretto del credito.

    Solitamente è la banca a provvedere alla notifica, ma talvolta può essere direttamente il cedente a farsene carico, chiedendo poi al debitore di far pervenire l’accettazione al nuovo detentore del credito tramite moduli solitamente forniti dalla banca stessa, nel quale deve anche dichiarare che non sussistono vizi o impedimenti al pagamento. Una volta firmato il contratto, il cedente presenta la fattura tramite una distinta e chiede l’anticipazione del credito vantato, che la banca provvederà a liquidare sul conto corrente ordinario dell’impresa secondo le condizioni concordate.

    Solitamente le banche corrispondono un anticipo con uno scarto prudenziale tra il 20% e il 30% sul valore nominale della fattura: non incide solo la solvibilità del debitore, ma anche e soprattutto quella del cedente.

    La cessione del credito alla banca comporta inoltre l’apertura da parte di quest’ultima di un conto corrente transitorio, detto conto anticipi, sul quale vengono addebitati gli importi anticipati contestualmente all’accreditamento delle somme concordate sul conto corrente ordinario. Gli interessi a debito sono poi solitamente addebitati trimestralmente. Quando infine il debitore pagherà la fattura, l’importo sarà accreditato sul conto anticipi e la differenza tra la somma riscossa e quella anticipata viene quindi addebitata nel conto anticipi e accreditata sul conto dell’impresa tramite giroconto.

    Factoring

    Il factoring consiste in una combinazione di servizi finanziari e di gestione del credito che consentono ad una società di rafforzare sotto il profilo qualitativo e di valorizzare sotto quello finanziario il proprio portafoglio crediti e la propria capacità di penetrazione commerciale sul mercato.

    A differenza di altri prodotti, attraverso il factoring l’azienda è in grado di ottenere mediamente degli affidamenti e delle anticipazioni finanziarie più consistenti e di tipo rotativo.

    Con il factoring inoltre solitamente non sono ceduti singoli crediti, ma interi pacchetti di crediti commerciali presenti e futuri, con contratti vincolanti nel medio-lungo periodo.

    Proprio alla luce della perdurante contrazione delle erogazioni alle imprese da parte delle banche, nonostante qualche recente segnale positivo, non sorprende quindi che il ricorso al factoring da parte delle PMI sia aumentato: nel 2016 la crescita è stata del 7,8% nei primi dieci mesi, con una previsione complessiva del 5,58% per l’intero anno.

    Factoring

    Il funzionamento del factoring spiegato riassunto nella scheda di Borsa Italiana

    Entrambi i sistemi tuttavia, per quanto efficaci, presentano dei lati oscuri. Le procedure burocratiche spesso sono onerose in termini di tempo e poco snelle. I costi non sono sempre del tutto chiari e precisi.

    L’invoice trading, ovvero l’anticipo delle fatture tramite una piattaforma digitale come la nostra, vuole trovare una soluzione anche a questi problemi, consentendo di cedere i crediti online in maniera snella, veloce, flessibile, e soprattutto con costi certi.

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  • Invoice trading vs factoring: quali differenze?

    Sia invoice trading che factoring fanno parte di quella tipologia di finanza alternativa che vede nella cessione delle fatture lo strumento per garantire flussi di cassa continui alle imprese. Vediamo insieme quali sono le differenze.

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