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Fintech

A che punto siamo con la digitalizzazione delle PMI italiane


Mancanza di strategia, di formazione, di visione: quali sono gli ostacoli da superare per la piena digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane e un esempio concreto da cui partire.

Febbraio 23, 2021


Poco più di una PMI su dieci ritiene la trasformazione digitale una leva essenziale per l’evoluzione del business: su questo dato si misura la distanza esistente tra realtà e aspettative del settore, secondo quanto emerge dalla ricerca “PMI, industria e digitale, la sfida e adesso” elaborata dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico e presentata all’ultima edizione della Fiera AT&T. La mancanza di strategia, unita alla scarsità di risorse, sembra essere quindi il principale ostacolo alla digitalizzazione delle aziende.

Una azienda su tre fa uso di tecnologie digitali senza avere una strategia definita


I numeri sono, è il caso di dirlo, ancora impietosi: un terzo dei top manager delle piccole e medie imprese non ha mai partecipato a eventi formativi sul digitale, mentre un terzo lo ha fatto per lo più in maniera sporadica e occasionale. Quattro imprese su dieci non hanno nel loro team alcuna competenza digitale specifica, mentre tre su quattro non hanno intenzione di rivedere il modello di business in chiave digitale.

La fotografia dello stato dell’arte della digitalizzazione delle piccole e medie aziende italiane ci mostra un settore che fa un uso diffuso delle nuove tecnologie per lo più in risposta a uno stimolo esterno, come nel caso del primo “lockdown” del 2020, cercando ove possibile di tamponare le falle del momento e ridurre al minimo i costi: conseguenze inevitabili della mancanza di strategia, risorse e visione imprenditoriale.

Un esempio concreto di digitalizzazione dei processi di pagamento dei fornitori


È in questo contesto che CashMe ha sviluppato il suo servizio di “reverse factoring” per venire incontro a quelle aziende che necessitano di automatizzare alcuni processi, come il pagamento dei fornitori in situazioni di forte stagionalità del business, ma che non hanno né i mezzi né le competenze per avviare una totale digitalizzazione dell’impresa: attraverso CashMe Digital Reverse, infatti, la cessione e pagamento delle fatture dei fornitori abilitati viene gestita dalla piattaforma, automatizzando l’intero processo.

CashMe Digital Reverse è solo un esempio, tra i più evidenti, di come l’automazione digitale può diventare parte integrante dell’azienda pur in assenza di competenze e investimenti in tecnologia: attraverso il ricorso a una piattaforma esterna, sviluppata su misura per aziende con più di 20 milioni di euro di fatturato, è possibile oggi offrire ai propri fornitori e clienti un servizio all’attesa delle loro aspettative di velocità e trasparenza. In questo scenario, la scarsità di competenze e risorse per la digitalizzazione smette così di essere un ostacolo per apparire sempre più come una scusante. Seppur ben poco credibile.